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lunedì, ottobre 25, 2010

COSE DI CASA NOSTRA 

Da noi le cose non vanno affatto bene: mentre le aziende continuano imperterrite a chiudere i battenti – salvo riaprirli in Serbia – ed a mettere i nostri operai in mezzo ad una strada, la nostra brava borghesia – irretita dalla nostra televisione - si appassiona al delitto di Avetrana e ho saputo di veri e propri talk-show che si tengono nei salotti “buoni”, una volta destinati al fatidico tè ed all’immancabile burraco; adesso si parla solo di Sabrina (avrà o no aiutato il padre a uccidere Sarah) e delle gelosie che nascono tra belle e brutte ragazze, nei sonnolenti paesini del Sud.
Ma mentre la gente comune diminuisce le spese (o i consumi come si dice adesso), le nostre autorità di governo sono impegnate in attività che definire autoreferenziali è il minimo: cioè pensano solo ai fatti loro ed ai loro “consumi”.
Ma lor signori pensano veramente che alla gente comune importi qualcosa del “lodo Alfano”? La stragrande maggioranza non sa neppure di cosa si parla e, al massimo, interpreta la vicenda come l’ennesima legge “ad personam”, costruita su misura per togliere il nostro premier dai pasticci; ma oltre nessuno ci sa andare (e neppure ne ha voglia), poiché altri sono i pensieri che ci attanagliano e che devono trovare una soluzione prima che chiudano i negozi per fare la spesa: chiaro il concetto??
Abbiamo anche il nuovo Ministro dell’Industria e quindi ci saremmo aspettati qualche linea politica di indirizzo e invece, le uniche linee che ho potuto riscontrare e che sono degne di questo nome, sono quelle che detta a getto continuo Sergio Marchionne (“maglioncino blu”); l’ultima uscita è semplicemente geniale: senza troppa pubblicità, ha esteso alla Filiale di Melfi il cosiddetto “modello Pomigliano”, dove l’attività lavorativa è codificata in maniera diversa da come viene presentata nel vetusto “Statuto dei Lavoratori” e tiene gli operai sotto una ferrea cappa di piombo.
Marchionne ha dei buoni motivi per fare queste operazioni: o Fabbrica Italia (questo il nome della parte Fiat riservata alle auto) decolla innescando un circolo virtuoso che di fatto richiede un enorme sforzo al Paese, ai Sindacati e soprattutto agli operai, oppure l’esodo verso l’Est (Polonia, Serbia, Slovacchia) o il Sud (Brasile) prosegue imperterrito ed anzi, verrà fortemente incrementato.
Per la verità, ci sarebbe da aggiungere una piccola appendice: tutti fanno capire – più o meno chiaramente – che sono ben consci di come un’epoca sia finita e che una crisi come quella che stiamo vivendo rivoluziona concretamente il mondo, ma al di la delle chiacchiere – più o meno originali – nessuno sembra in grado di dire cosa c’è dietro l’angolo, se dobbiamo cercare modelli nuovi, stimoli diversi, al fine di consolidare anche quella piccola ripresa che appare all’orizzonte ma che non è ancora tangibile per la “gente”. Mi sembra che l’unica ricetta che venga al momento proposta è quelle di diminuire il welfare: in Francia Sarkozy, nonostante le barricate, sta procedendo come un rullo compressore verso l’aumento dell’età pensionabile ed anche in Germania – locomotiva della ripresa europea – si tagliano welfare e posti pubblici.
Mi sembra anche che le poche iniziative in corso siano volte ad incrementare i consumi (vedi incentivi sulle cose più disparate) e conseguentemente aumentare la produzione che – fatti i debiti scongiuri – dovrebbe favorire anche l’occupazione.
Ma è veramente così? E’ veramente l’unica ricetta che i governanti europei (ma potremmo dire mondiali) hanno per le mani? Oppure è l’unica che conoscono, ma della quale non tengono conto delle conseguenti devastazioni ambientali, oppure se ne fregano, perché tanto le dovranno subite le future generazione? È cosi o sbaglio??

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