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lunedì, dicembre 25, 2006

ZIBALDONE N.12/2006 

In questo zibaldone di fine anno ho racchiuso tre argomenti che non hanno molto in comune, ma che riguardano vicende avvenute in questi ultimi tempi.
IL PRIMO argomento si riferisce alla vicenda del povero Welby, al quale un “volontario” ha staccato la spina e lo ha fatto morire, come del resto lui desiderava; due sono le riflessioni che mi vengono spontanee: la prima è il “ripensamento morale” dell’anestesista che ha staccato la spina (“non lo rifarò mai più” ha detto) e la seconda è la pretesa – tutta di sapore propagandistico – di far celebrare alla Chiesa il funerale di Welby come se si trattasse di una Impresa di Pompe Funebri alla quale si chiede una prestazione, si paga e si pretende che sia fatta; ovviamente con la Chiesa le cose non stanno proprio così: il funerale è un rito che viene celebrato solo in presenza di determinate circostanze e quindi il solo fatto di chiederlo – magari in una conferenza stampa – mi sa di propaganda secolaristica e basta. E fermiamoci qui in questa tragica vicenda, lasciando in pace il povero morto.
IL SECONDO argomento si riferisce ai rigurgiti di “grande centro” che si agitano in seno ai due poli: da una parte Casini e Follini, dall’altra Mastella e, sia pure in tono minore, Rutelli. Quale sia l’obiettivo di questi signori è chiaro e trasparente: rifare la DC, la vecchia “balena bianca” che conteneva al suo interno tante anime che venivano tenute assieme soltanto dall’uso del potere.
Dopo avere subito una sorta di terremoto all’epoca di tangentopoli ed essersi smembrata in varie parti, ognuna delle quali sbraita di rappresentarne l’autentica “anima”, adesso che si intravede una insicurezza nei due schieramenti, si vorrebbe buttare a monte e ridare le carte; sia chiaro che se i sopra citati nominativi, si potessero avvalere di un “ritiro” di Berlusconi e della conseguente assimilazione di Forza Italia, si avrebbe una DC sopra al 40%, già pronta per dialogare di volta in volta con la destra o con la sinistra a seconda del tornaconto del momento.
IL TERZO argomento è una mia idea – balzana finché volete – sull’atteggiamento di questo Papa nei confronti delle altre religioni e, segnatamente dei musulmani: l’impressione che ho avuto dai vari interventi di Benedetto XVI, se si esclude quello l’infelice di Ratisbona, peraltro subito corretto e puntualizzato, è che questo Pontefice giochi di sponda con le altre religioni, con le quali tende ad andare oltre ad un discorso esclusivamente interreligioso, ma miri addirittura a stabilire delle solide alleanze operative.
E questo perché il vero “nemico” del cristianesimo e segnatamente del cattolicesimo, sembra essere il secolarismo, quella sorta di ateismo strisciante, quel modo di approcciare la vita sotto il mantello del consumismo più sfrenato e che ragiona grosso modo così: “forse ci credo, ma non pratico perché ritengo che il dialogo con il Padreterno possa avvenire in qualsiasi posto e comunque l’importante è godere in questa vita, nella prossima poi si vedrà”.
Questi, secondo il Papa, sono i veri avversari per la religione cattolica, quelli cioè che antepongono la ricchezza ad ogni cosa, quelli che hanno una “loro fede” che mal si concilia con la dottrina. Come alleati in questa impari lotta, il Papa vede bene i musulmani, stante il loro fervore e la loro pedissequa obbedienza al Corano, circostanze che nelle alte sfere Vaticane provocano, ne sono certo, anche qualche punta d’invidia, visto il distacco che attualmente esiste tra fede e pratica religiosa.

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