domenica, novembre 19, 2006
RESPONSABILITA' GIURIDICHE DEI GENITORI
In contemporanea alle molte notizie di violenze, stupri ed altre nefandezze, commesse da giovani a danno di altri giovani, è uscita sulla stampa una sentenza a carico di alcuni genitori accusati di essere corresponsabili per alcuni reati compiuti dai figli.
La cosa è interessante e quindi – sempre pronto ad indagare nel campo dell’educazione – mi ci butto a corpo morto: come al solito partiamo dalla vicenda e cioè dalla sentenza che nel dicembre 2004 ha consentito il sequestro conservativo, fino alla concorrenza di 220 mila euro, di beni mobili ed immobili di proprietà dei genitori di alcuni giovani imputati.
Il sequestro è nell’ambito di un procedimento a carico di sei giovani minorenni (al momento del reato) accusati di avere “molestato ripetutamente” una ragazzina di soli 11 anni; la sentenza – nell’ambito del procedimento civile intentato dai genitori della ragazzina – riconosce che le famiglie dei ragazzi molestatori “non hanno offerto alcuna positiva dimostrazione di avere assolto adeguatamente al loro complessivo compito di che, con riferimento a soggetti preadolescenti e adolescenti, involge l’educazione sentimentale, il rispetto degli altri e le modalità relazionali, anche con l’altro sesso, temi rispetto ai quali la funzione genitoriale deve trovare ogni opportuna modalità per consentire la crescita dei ragazzi”.
Mi scuso per aver riportato il nodo centrale del dispositivo del Tribunale di Milano, ma mi è sembrato opportuno; adesso cerchiamo di ragionare insieme sull’accaduto e sulla sentenza: in concreto la magistratura afferma che è compito dei genitori accompagnare la crescita “sociale” dei loro figli e indicare loro le vie più opportune per incontrare “il bene” e quelle da non intraprendere perché portano “al male”.
Fin qui niente di nuovo, fin qui niente di clamoroso: come già si sapeva – almeno in teoria – la conduzione e la crescita dei figli è onore ed onere della famiglia; quello che invece la sentenza non dice – e non lo avrebbe potuto fare – è il ruolo oggi determinante dei mass media nella formazione etica e spirituale dei giovani (direi anche degli adulti, ma lasciamo fare, perché il discorso ci porterebbe lontano).
Tutti lo dicono, in qualsiasi consesso, che la televisione – primo “media” per importanza – è profondamente diseducativa; tutti si riempiono la bocca con questi concetti di educazione che la TV non porta avanti; nessuno però dice quello che parrebbe ovvio e cioè che il compito di educare non può essere demandato alla televisione, ma anzi dobbiamo preoccuparci di non venire diseducati da essa.
La TV come baby-sitter a basso prezzo, la TV come intrattenitrice per vecchi e bambini: questi sono concetti che tutti conoscono ma sui quali nessuno sembra interessato a prendere provvedimenti, fino a quando non diventeremo veramente una civiltà di rincitrulliti che conosce solo i reality e le soap opera (per i bambini ci sono i cartoon anch’essi non propriamente formativi).
Quindi, per concludere, quei genitori condannati dal Tribunale milanese hanno la colpa di avere delegato – come fanno tutti – l’educazione dei loro figli all’elettrodomestico TV, sperando magari che la scuola avesse potuto mettere una pezza su questi disvalori proposti dal mezzo televisivo e invece sono rimasti “truffati” anche dalla scuola, in quanto composta da uomini e donne, cioè da “utenti” della TV e quindi da potenziali massificati; quale linea difensiva suggerire: chiamare la TV ad essere correo con loro!
La cosa è interessante e quindi – sempre pronto ad indagare nel campo dell’educazione – mi ci butto a corpo morto: come al solito partiamo dalla vicenda e cioè dalla sentenza che nel dicembre 2004 ha consentito il sequestro conservativo, fino alla concorrenza di 220 mila euro, di beni mobili ed immobili di proprietà dei genitori di alcuni giovani imputati.
Il sequestro è nell’ambito di un procedimento a carico di sei giovani minorenni (al momento del reato) accusati di avere “molestato ripetutamente” una ragazzina di soli 11 anni; la sentenza – nell’ambito del procedimento civile intentato dai genitori della ragazzina – riconosce che le famiglie dei ragazzi molestatori “non hanno offerto alcuna positiva dimostrazione di avere assolto adeguatamente al loro complessivo compito di
Mi scuso per aver riportato il nodo centrale del dispositivo del Tribunale di Milano, ma mi è sembrato opportuno; adesso cerchiamo di ragionare insieme sull’accaduto e sulla sentenza: in concreto la magistratura afferma che è compito dei genitori accompagnare la crescita “sociale” dei loro figli e indicare loro le vie più opportune per incontrare “il bene” e quelle da non intraprendere perché portano “al male”.
Fin qui niente di nuovo, fin qui niente di clamoroso: come già si sapeva – almeno in teoria – la conduzione e la crescita dei figli è onore ed onere della famiglia; quello che invece la sentenza non dice – e non lo avrebbe potuto fare – è il ruolo oggi determinante dei mass media nella formazione etica e spirituale dei giovani (direi anche degli adulti, ma lasciamo fare, perché il discorso ci porterebbe lontano).
Tutti lo dicono, in qualsiasi consesso, che la televisione – primo “media” per importanza – è profondamente diseducativa; tutti si riempiono la bocca con questi concetti di educazione che la TV non porta avanti; nessuno però dice quello che parrebbe ovvio e cioè che il compito di educare non può essere demandato alla televisione, ma anzi dobbiamo preoccuparci di non venire diseducati da essa.
La TV come baby-sitter a basso prezzo, la TV come intrattenitrice per vecchi e bambini: questi sono concetti che tutti conoscono ma sui quali nessuno sembra interessato a prendere provvedimenti, fino a quando non diventeremo veramente una civiltà di rincitrulliti che conosce solo i reality e le soap opera (per i bambini ci sono i cartoon anch’essi non propriamente formativi).
Quindi, per concludere, quei genitori condannati dal Tribunale milanese hanno la colpa di avere delegato – come fanno tutti – l’educazione dei loro figli all’elettrodomestico TV, sperando magari che la scuola avesse potuto mettere una pezza su questi disvalori proposti dal mezzo televisivo e invece sono rimasti “truffati” anche dalla scuola, in quanto composta da uomini e donne, cioè da “utenti” della TV e quindi da potenziali massificati; quale linea difensiva suggerire: chiamare la TV ad essere correo con loro!