giovedì, luglio 10, 2014
L'ORRORE DELLA MIGRAZIONE
Le scene di orrore e i morti che galleggiano
nel Canale di Sicilia, non si placano, anzi se possibile diventano sempre più frequenti
e raccapriccianti.
Sentite l’ultima di queste vicende di morte:
45 disperati in fuga dagli orrori della loro patria, sono stati picchiati e
chiusi dentro un comparto di un peschereccio e sono stati minacciasti ed ancora
picchiati perché si lamentavano; quando gli altri disperati hanno sentito
cessare i lamenti, hanno subodorato una tragedia, ma il comparto era chiuso con
un lucchetto e quando, finalmente, sono riusciti a farlo aprire, era ormai
troppo tardi: “sembrava che dormissero”, ma erano tutti morti, questo il
commento di uno di loro.
Dopo aver giustamente pianto sul dolore e la
morte di questi disperati, guardiamo l’intera vicenda da un altro punto di
vista; in questo barcone, gli immigrati avrebbero pagato 1.500 euro a testa e
quindi gli scafisti – veri traghettatori della morte – avrebbero incassato quasi
1/milione di euro.
Ma chi sono questi “scafisti” e come funzione
tutta questa barbara operazione? Uno degli scafisti arrestati – un egiziano –
ha raccontato alla Polizia che esiste un tariffario per ogni operazione che il
migrante mette in opera: il biglietto varia tra i 1.500 e i 2.000 euro a
secondo del posto che gli viene riservato sul barcone; un giubbotto di
salvataggio costa 200 euro, mentre per una coperta devono spendere 300 euro e
la stessa somma come supplemento per un fantomatico “posto ponte”, che immagino
voglia significare il non essere cacciato a forza in una stamberga della stiva.
Per il vitto abbiamo un solo dato: un po’
d’acqua e una scatoletta di sardine costano 200 euro, mentre, se scendiamo nel
“voluttuario”, quindici minuti di colloquio al telefono satellitare costano 300
euro.
All’inizio di questo esodo – poco biblico,
per la verità – mi ricordo che le Forze di Polizia e gli altri corpi presenti
nelle operazioni, si davano un grandissimo daffare per catturare questi
delinquenti che vengono chiamati scafisti ma forse sarebbe più appropriato
chiamarli “schiavisti”.
Dopo i primi successi, magari mal ripagati
dalle poche incriminazioni, la cattura di questi delinquenti è diventata una
cosa assai rara, dato che i banditi si sono attrezzati per sfuggire alle maglie
della giustizia, a scapito magari della sicurezza del barcone e della gente ivi
contenuta; tanto ormai avevano pagato!!
Sembra che quando arrivano a qualche
centinaia di metri dalla riva, lanciano un S.O.S. che mette in moto la Marina Militare italiana e loro
se ne vanno dal natante, utilizzando uno dei tanti sistemi messi in piedi per
sfuggire.
Anzitutto, dopo aver abbandonato il barcone,
possono averne un altro nei paraggi che li aspetta; oppure si mischiano ai
migranti e sbarcano sulle coste italiane insieme a loro; oppure s’imbarcano su
scialuppe di salvataggio e fanno un po’ la stessa trafila dei migranti, senza
che nessuno di loro abbia il coraggio di denunciarli.
In quest’ultimo viaggio della morte, gli
scafisti interessati erano in due: uno proveniente dal Senegal e l’altro di
origine zambiana; entrambi sono stati arrestati, insieme ad un altro
“aiutante”, un egiziano; tutti e tre dovranno rispondere di molti reati, ma –
almeno a quanto risulta al sottoscritto – non sono a conoscenza di particolari
incarcerazioni a seguito di processi seguiti dall’opinione pubblica; e invece,
per me, questi delinquenti dovrebbero essere condannati al carcere a vita e a
quello più duro possibile, magari facendo loro rivivere alcune brutalità che
loro hanno inflitto ai migranti..