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lunedì, giugno 30, 2014

SONO QWUESTI I SERVITORI DELLO SDTATO?! 



Se questi sono i “servitori”, meglio – per lo Stato – non essere “servito; ma andiamo con ordine e raccontiamo la vicenda.
Giorni addietro il Prefetto di Perugia – vi ricordo che il prefetto è l’emanazione locale del Ministro dell’Interno – in occasione di una conferenza stampa si è lasciato andare a questa frase che definire “sciagurata” è veramente poca cosa.
“Una mamma, un genitore che non si accorge che il proprio figlio fa uso di droga è una fallita, si deve solo SUICIDARE”.
Su sollecitazione del Premier Renzi, il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha subito stigmatizzato le parole del Prefetto e successivamente ha provveduto alla sua “rimozione”, provvedimento che dovrà essere ratificato dal Consiglio dei Ministri il quale provvederà anche a ratificare la reggenza all’attuale vicario, Tiziana Tombesi, guarda caso proprio una donna.
Ovviamente il Prefetto ciurla nel manico, come si dice dalle mie parti, affermando che “il suo non era un invito al suicidio, ci mancherebbe altro, era solo un appello, anche come genitore e nonno, a fare di più per creare un argine al fenomeno della droga; non tutte le famiglie sbagliano ma alcune sono “disattente”, siamo diventati troppo permissivi con i figli”.
Se la frase che ha dato origine alla contestazione era una solenne “puttanata”, la precisazione dell’illustre funzionario è la conferma della prima, cioè una seconda “puttanata”.
Ma prima di scendere nei meandri delle cose affermate, mi corre l’obbligo di farmi e di farvi una domanda: ma questo signore è diventato “in questo modo” adesso, oppure lo è stato da tempo; questo perché nel primo caso nessuno poteva prevedere simili affermazioni, ma se invece il signore in questione aveva già mostrato i sintomi incipienti di questa “caduta mentale”, allora è lo Stato, i suoi superiori, il Ministro  che hanno peccato non sollevando dall’incarico questo individuo prima di farlo arrivare a questo grado e a queste affermazione incredibili.
Purtroppo, a questa mia domanda non credo che avremo mai una risposta “vera”!!
Ma torniamo all’affermazione del Prefetto, rivolta alle madri che hanno in casa un figlio che fa uso di droghe; il solo fatto di rivoltare l’incombenza dell’intervento sulla madre mostra già un grosso errore di base; nel caso della tossicodipendenza la famiglia può essere solo di supporto, ma subito dopo devono intervenite i professionisti della cura alla dipendenza e questo è solo lo Stato che deve gestirne il servizio e fare in modo che sia il migliore possibile.
La madre di un ex ospite della comunità di Don Gelmini ha replicato, fra le lacrime, allo sproloquio del Prefetto: “avere un figlio tossicodipendente vuol dire pensare solo a lottare per aiutarlo a uscirne; altro che suicidarsi!!”
Da questa affermazione traspare una sostanziale “solitudine” della madre del tossicodipendente che in molti casi si ritrova sola a lottare contro tutti i problemi che la “maledetta droga” genera; e in aiuto trova, quasi sempre, solo delle strutture private come quella sopra citata o come altre che si distinguono per l’encomiabile attività; lo Stato, invece, inteso come funzionari periferici, è molto assente dal problema e sa soltanto sproloquiare.
Conclusione: il Prefetto è stato rimosso; bene, ma lo stipendio continuano a darglielo oppure lo hanno sospeso? Sarebbe interessante una risposta in merito!!

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