martedì, giugno 10, 2014
MAI DIRE MAI
Tutti noi che siamo fruitori di telefilm e di
film d’azione, abbiamo sentito questa frase almeno un milione di volte:
“l’America non tratta on i terroristi”. E fin qui, va bene, ognuno a casa
propria fa come vuole!
Ma se poi la stessa America libera 5 leader
talebani detenuti nella famigerata base di Guantanamo per ottenere la libertà
del sergente Bowe Bergdahl, da cinque anni in mano ai talebani, mostra
contraddizione nelle proprie azioni, oppure sceglie di cedere al ricatto terroristico
per riportare a casa uno dei suoi ragazzi prigionieri di guerra.
Non era mai successo che la
Casa Bianca scambiasse ostaggi e negoziasse
con i talebani e quindi la decisione delle autorità statunitensi ha dato motivo
di fare aspre critiche: i repubblicani dicono che lo scambio di 5 contro 1 è
una violazione della legge che prevede la notifica al Congresso prima che ogni
prigioniero venga trasferito da Guantanamo.
Ovviamente i familiari del sergente Bergdahl
e l’intera cittadina dell’Ohio da cui proviene, fanno festa e sono felicissimi della
decisione di Obama; il quale difende la scelta della trattativa segreta perché
ha garantito il ritorno a casa del soldato - “era in pericolo, dovevamo
salvargli la vita” – sia pure cedendo al ricatto del Mullah Omar, capo
indiscusso dei talebani che, ovviamente, afferma con decisione:ӏ una grande
vittoria”.
Una curiosità: come ha trascorso il sergente
i cinque anni di prigionia in Pakistan? Il comandante delle guardie che hanno
tenuto segregato il prigioniero rivela che durante questo periodo il soldato
americano ha bevuto molto tè verde, ha giocato a badmington con le sue guardie
ed ha persino celebrato il Natale con i suoi rapitori.
Il giovane militare ha imparato a parlare
correttamente le due lingue principali del luogo – il Dari e il Pashtu – e,
anche se i suoi rapitori hanno cercato di insegnargli i principi dell’Islam,
fornendogli anche dei libri religiosi, il nostro eroe ha preferito giocare a
badmington e aiutare nella preparazione dei pasti e non occuparsi di religione.
Ma torniamo alla realtà dello scambio; la
decisione di Obama – autentica svolta storica – è giusta oppure va condannata?
Mentre i repubblicani continuano imperterriti a pronunciare la frase “con i
terroristi non si tratta”, in larga parte degli americani si sta insinuando
l’idea che la sua è stata una sfida alla retorica sterile del passato, impersonata
dai repubblicani, i quali non contano mai i morti ma si esaltano solo con la
supremazia militare.
Per la verità, anche Israele – che forse è il
più “duro” in materia – ha scambiato quelli che definisce terroristi di hezbollah
con suoi soldati catturati dai terroristi.
La scelta di Obama, rischiosa in un anno
elettorale, non si limita alla vicenda del giovane sergente ma vuole rilanciare
un patto globale contro il terrorismo, dove l’America d’ora in avanti metterà
5/miliardi di dollari sul piatto, ma niente truppe.
Quindi gli USA non sceglieranno più la guerra
come soluzione, bensì azioni mirate e segrete condotte con la Cia, le forze speciali e con
l’utilizzo massiccio dei “droni”.
Da notare che nella zona dove è stato
catturato il sergente, in 13 anni l’America ha avuto 2.300 morti che si vanno
ad aggiungere ai 3.000 morti in Iraq per una guerra sbagliata.
E quindi Obama non vorrebbe più scendere in
campo “da solo” ma fiancheggiato dal maggior numero possibile di alleati; è
questa la vera trattativa col Mondo che interessa a Obama; il resto è
“strategia”!