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domenica, giugno 08, 2014

LA VICENDA RAI 



Tra qualche giorno dovrebbe esserci uno sciopero che se non fosse da ridere sarebbe da piangere; insomma siamo arrivati al ridicolo puro, senza nessun aggettivo da togliere o aggiungere.
Il motivo dello sciopero? Semplice, sull’onda dei tagli che riguardano tutta la pubblica amministrazione, il Governo ha disposto un taglio di 150/milioni di euro nel budget della TV di Stato e l’impegno di cedere quote di RaiWay, proprietaria della rete di trasmissione e diffusione del segnale.
Non voglio dire che una trasmissione televisiva possa aver determinato questo sciopero, ma certo che quando Renzi è andato a Ballarò, si è trovato a dialogare in forma anche accesa con il conduttore della trasmissione: i giornalisti e le altre forze politiche non hanno potuto non rilevare che il Presidente del Consiglio – con i suoi 114/mila euro annui – guadagna un quarto di Floris, il conduttore appunto in questione (450/mila euro l’anno).
Se poi guardiamo ad altre situazioni, c’è da restare allibiti: pensate che Fabio Fazio guadagna 20 volte quanto prende Renzi; ci può essere una logica in questa abnorme differenza? Come si può spiegare alla gente questa situazione?
Se andiamo poi a vedere quello che avviene all’interno della RAI, scopriamo che l’azienda ha 12.000 dipendenti e 40.000 collaboratori; questi numeri si traducono in queste cifre: il costo del lavoro in RAI rappresenta il 35% del fatturato, contro il 13% di Mediaset e il 7% di Sky.
I meno giovani si ricorderanno che le tre reti e ik tre telegiornali sono nati in un’epoca in cui la politica condizionava pesantemente l’azienda e in cui non esisteva una concorrenza degna di questo nome.
Se ricordate, le tre reti vennero così suddivise: Rai1 alla Dc, Rai2 al PSI e Rai3 al PC; analoga suddivisione avveniva con i telegiornali che avevano direttori e giornalisti di quella specifica area politica.
Adesso, con la marmellata che si presenta tra le forze politiche, questa suddivisione è semplicemente anacronistica, ma i massimi dirigenti RAI continuano imperterriti con questo sistema.
C’è da aggiungere che quando veniva assunto o promosso un dirigente di area democristiana, scattava immediatamente la parità, intesa nel senso che analoga assunzione o promozione avveniva anche nelle altre due aree, tutto questo, naturalmente, anche se dei promossi non ce n’era assolutamente bisogno.
Inoltre, la televisione di ora, è molto diversa da quella su cui sono stati costruiti gli organigrammi partitici, dato che il telespettatore di oggi si costruisce il proprio “palinsesto” non solo dalla consultazione dei giornali, ma anche con il telecomando o con un clic sul computer.
Questa novità è stata compresa da tutti, anche dai meno esperti del ramo; gli unici che non l’hanno capito – o fanno finta di non averlo compreso – sono i dirigenti della televisione pubblica che continua imperterrita a non fare sinergia tra i vari canali di proprietà ed a comportarsi come quando operava in regime di monopolio.
Certo che se verrà confermato questo sciopero, i poveri telespettatori italiani, già bersagliati da tasse e balzelli vari, dovranno fare a meno anche di “Uno mattina” e “Porta a Porta”; non sarà facile, patiranno le pene dell’inferno, ma, insomma, se ne faranno una ragione; gli italiani sono abituati a soffrire!!

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