giovedì, giugno 26, 2014
IL MONDO E' SEMPRE PIU' STRANO
Ancora una volta, la discriminazione ha fatto
la sua vittima: un bimbo down non è stato accettato a un centro estivo in
quanto “difficile da gestire” (questa la motivazione ufficiale) e questo anche
se il padre si era dichiarato disposto a pagare un tutor che stesse con il
bambino.
La seconda motivazione, sempre del gestore
della struttura, è stata: “non vorrei
che gli altri bambini si lamentassero e i genitori li portassero via”.
Così il bimbo – che chiameremo convenzionalmente
Mario – passerà un’estate di giocosa normalità e non avrà la gioia di poter
interagire con bambini delle sua età.
Questa “piccola” storia ci dice anzitutto una
cosa: non sono “i diversi” ad avere problemi nell’accettare la propria
diversità, ma siamo noi “normali” ad avere problemi dell’accettare la loro
diversità.
Ma in questo mondo sempre più votato ad una
corsa folle verso una meta che nessuno ci indica, abbiamo anche una notizia
che, almeno per un momento, ci fa ben sperare: sembra un controsenso, visto che
siamo nella società “dell’apparire”, ma chiunque, anche coloro che hanno
conquistato un briciolo di notorietà, potrà chiedere che il suo nome non abbia
la condanna all’ergastolo – senza sconti – della pubblica notorietà, digitando
su un motore di ricerca in forma apposita.
Con la sentenza che sancisce il diritto
all’oblio, la Corte Europea
ha inventato una sorta di smacchiatore universale ; ovviamente non ne potranno
beneficiare i politici in quanto personaggi pubblici – ha precisato il
costituzionalista Rodotà – che così vedono stroncata la mossa tesa ad imbavagliare Google nelle loro corse ad un
qualsiasi “palazzo”.
Ma di chi è la colpa di questa situazione? I
motori di ricerca rimandano ai link con altri siti che forniscono le notizie
ma, in ogni caso, la somma dei risultati che si ottiene digitando nome e
cognome del singolo individuo fornisce la visione complessiva della persona in
questione, ledendone così il diritto alla privacy e portandosi dietro notizie negative che rimangono
come macchie indelebili anche se sono
vecchie e magari superate anche da successive eventuali riscontri giudiziari
che hanno sistemato la vicenda dando ragione all’individuo.
Come agisce questa rimozione? Sarà lo stesso motore
di ricerca a rimuovere il collegamento – ovviamente su richiesta del singolo
che ne faccia istanza – se sussistono certe condizioni.
La logica vorrebbe che si dovrebbe ricercare
un giusto equilibrio tra l’interesse generale dei “navigatori” e il diritto di
tutti alla privacy ed alla protezione dei dati personali. Comunque, che la
libertà assoluta del web abbia bisogno di nuove regole è forse assolutamente
comprensibile e logico.
Nella corsa a cancellarsi da Google i primi a
sgomitare pare siano per ora truffatori e pedofili; non mi sorprende
assolutamente, vista la necessito di siffatti individui di ricrearsi una nuova
“pelle”, operazione per la quale è necessaria la perdita della vecchia pelle.
Comunque, siamo in Italia e quindi non c’è
mai niente di definitivo: quello che si potrà cancellare da Google.it, sarà
comunque consultabile su Google.com.
Non mi chiedete il perché, dato che non l’ho
capito; l’unica cosa che posso avventurarmi a dire è che da noi qualche traccia
resta sempre a disposizione di coloro che la sanno trovare. Chiaro il
concetto??