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mercoledì, giugno 04, 2014

ASPETTI DEL PRESENTE 



Due notizie che ci riconducono al problema della crisi, anche se provengono da situazioni e da Paesi molto distanti tra loro.
La prima si riferisce ad una normativa che è nata in Cina da pochi giorni: nella provincia di Anhul, il governo locale ha prescritto che dall’inizio di giugno sarà obbligatorio cremare i cadaveri e, conseguentemente diventerà proibita la sepoltura.
Lo scopo, veramente pragmatico, è di recuperare terreni coltivabili in un Paese che sta diventando sempre più a larga produzione industriale.
La decisione si è però scontrata con la tradizione millenaria del culto degli avi, culto che prevede rigidamente una sepoltura e una bara dove alloggiare il cadavere.
La popolazione non  ha gradito la disposizione delle autorità e ha preso delle contromisure alquanto drastiche: alcuni anziani, pur di scongiurare il pericolo di vedersi sottrarre le tradizionali preghiere da parte dei discendenti, ha preferito affrettarsi a raggiungere l’estrema dimora prima dell’entrata in vigore del nuovo regolamento.
Negli ultimi giorni, infatti, una donna di 91 anni si è impiccata, un anziano si è gettato in un pozzo, un altro si è avvelenato e un’altra donna si è uccisa quando ha visto il funzionario comunale che, diligentemente, le segava in due la bara già previdentemente acquistata.
Dopo aver limitato drasticamente il numero delle nascite, limite che sembra stia rientrando, il governo cinese, per contenere la popolazione sembra aver imboccato un’altra strada: agire sulla leva dell’altra estremit6à della vita, incoraggiando, in qualche modo, la dipartita della gente.
Soltanto una cieca e ottusa burocrazia poteva riuscire in un’impresa mai registrata nella storia dell’umanità: fare a gomitate per precipitarsi incontro alla Grande Mietitrice fin quando è ancora in vigore la vecchia normativa.
Qui da noi, nella bella e disgraziata Italia – in particolare “quella del pallone” – dobbiamo rilevare una situazione che prende il via dalla frase di un grande filosofo, il quale diceva: “i soldi non sono tutto nella vita, però aiutano”.
Mi riferisco al nostro C.T. della nazionale, Cesare Prandelli che ha rinnovato il proprio contratto per altri due anni per la modica cifra di 1.7/milioni netti a stagione; ogni mese passerà alla Sede della Federazione Gioco Calcio per ritirare un Assegno Di 150/mila euro, centesimo più, centesimo meno.
Con questa notizia entriamo in un campo “minato”; il calcio, così come gli altri sport, sono al di fuori delle cose che l’italiano prende di mira, dato che per la nostra squadra non si bada a spese, specie quando a pagare è il Paperone di turno.
Nel caso di Prandelli, però, non c’è un Paperone che sborsa i quattrini; il pagamento viene effettuato da un organo che riceve i soldi dal CONI, cioè da un organo dello Stato e quindi lo possiamo paragonare a un “super dirigente”.
Ma per questi super dirigenti è stata diramata una norma che non  consente stipendi che superino quello del Presidente della Repubblica (239.181 euro lordi l’anno).
E allora come la mettiamo? Forse che il C.T. ha diritto ad una deroga che invece non viene concessa al Presidente di F.S.o ad altri mega dirigenti?
Misteri dell’italico potere! Certo che da Prandelli, in apparenza uomo sensibile e sempre vicino agli ultimi ed agli umili non me lo sarei aspettato; a meno che lui “non avesse voluto” e che siano stati gli “altri” ad insistere così tanto che era maleducazione rifiutare”. È possibile tutto questo oppure è solo una battuta di spirito??

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