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venerdì, maggio 09, 2014

ZIBALDONE N.5/2014 



Sono tre le curiosità che mi hanno colpito in questo mese e che mi auguro colpiscano anche i miei amici lettori.
LA PRIMA si riferisce ad una notizia sulla pubblicità: il gruppo Agnesi ha annunciato la cessazione dal prossimo dicembre del celebre slogan “silenzio, parla Agnesi”; forse la scelta dipende dall’avere scoperto che la Picierno – deputata del PD – ha mostrato uno scontrino della spesa che supera gli 80 euro, cifra fatidica, sbeffeggiando così il governo Renzi ed in particolare il premier.
Sul fatto prettamente pubblicitario, aspettiamo di conoscere quando Nino Castelnuovo smetterà di saltare la staccionata  grazie ad un olio e quando Ernesto Calindri cesserà di bere digestivi a un tavolo apparecchiato in mezzo al traffico.
Erano tutte cose che rappresentavano quell’Italia che sapeva industrializzare il talento, facendo crescere il Paese; forse che non  ne abbiamo più bisogno?
LA SECONDA riguarda la fine di un numero allo stesso tempo intrigante e superstizioso: ricordate il “13” , quel colpo di fortuna abbinato alla schedina del Totocalcio che ogni settimana dispensava sogni di ricchezza in una Italia uscita distrutta dalla guerra; adesso Totogol, Totosei, Totobingol, hanno messo KO il vecchio Totocalcio – che alla nascita si chiamava SISAL – e che ha resistito per 68 anni, dopo quel fatidico 1948 in cui arrivò per la prima volta a distribuire sogni e, anche quattrini.
 I montepremi più alti si sono susseguiti in continuazione e il record  è quello del 7 novembre 1993, quando una schedina con un 13 e cinque 12 regalò al suo possessore oltre cinque miliardi e mezzo di lire.
Insomma, tutte quelle generazioni di italiani che si sono messi in fila dal tabaccaio per giocare la schedina, adesso si dedicano al altri giochi; ma volete mettere il gusto di azzeccare un risultato impossibile, con la fredda probabilità di sbancare un videopoker? Non ci sono paragoni, ma anche se ci fossero, quest’ultima mania crea dipendenza, mentre giocare al totocalcio non ha mai creato niente di malefico.
LA TERZA si riferisce ad alcune considerazioni su ricordi e battute che mi tornano in mente; la prima considerazione è quella che non  possiamo parlare di “legalità” se almeno il 30% degli italiani non comprende tutta una serie di parole che si usano nelle leggi messe in piedi dai nostri politici; sia chiaro che la colpa non è loro ma di un subdolo burocrate che scrive “condizione ostativa” anziché “impedimento” oppure “obliterare” anziché “timbrare” ed anche “reversale” al posto di “ricevuta” ed anche “ripetuto” anziché “restituito”.
Tempo addietro alcuni volenterosi uomini dello Stato hanno messo in piedi una task force di linguisti che traducessero in italiano il modo gergale di esprimersi dei burosauri; risultato: sconfitta totale, ancora oggi i termini vengono regolarmente usati nonostante tutti li considerino “assurdi”.
E adesso un ricordo: siamo alla fine degli anni ’60 e un’atroce guerra civile lacera la Nigeria dove la regione più ricca – il Biafra – rivendica la secessione; nella spietata ed assurda guerra chi ne fa le spese sono soprattutto i bambini: nel mondo si diffondono le loro immagini – il corpo denutrito, il ventre gonfio, i grandi occhi neri – e si moltiplicano le prime gare di solidarietà con l’invio di viveri e di farmaci su vecchi quadrimotore della Cri e della Charitas; quelle immagini sono diventate – e lo sono anche adesso – degli stereotipi della sofferenza dei bambini, della crudeltà dell’uomo che arriva a rifarsela con i figli; insomma, la violenza e la crudeltà allo stato puro!!

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