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lunedì, maggio 19, 2014

RICOMIUNCIA L'EMERGENZA MIGRANTI: UN'IDEA 



All’apparire della bella stagione, il canale di Sicilia, quel braccio di mare tra la Libia e l’isola di Lampedusa, ridiventa una sorta di autostrada nella quale le carrette del mare imbarcano i disgraziati provenienti dai Paesi del Magreb e zone limitrofe, cercando di scaricarli il più vicino possibile alle coste italiane.
Comunque quest’ultima condizione non è prioritaria: i migranti vengono scaricati, se possibile vicino alla costa e altrimenti ci deve pensare la marineria italiana con l’operazione “Mare Nostrum” a salvare quelli che possono essere salvati: per gli altri… chi se ne frega.
Mi sembra che questa sia la filosofia di base di tutta la vicenda; c’è solo da aggiungere che i migranti – appena sbarcati e senza neppure un briciolo di riconoscenza verso chi li ha salvati – affermano a chiare lettere che loro non sono scappati dai propri Paesi – in guerra e non – per finire in Italia, ma che il loro desiderio è quello di raggiungere i Paesi del Nord Europa dove, qualcuno di loro, ha anche una famiglia o comunque un  parente che li attende.
Le polemiche in Italia sono come al solito “al calor bianco”: c’è chi dice che facciamo poco per salvare questi disperati (che ripeto non vogliono venire da noi) e c’è chi vorrebbe che fosse fatto ancora meno (forse non di ributtarli a mare, ma quasi).
La nostra classe politica, in particolare quella governativa, accusa l’Europa di lasciarci soli in mezzo a questa emergenza che anzitutto è “umanitaria”  e chiede che l’U.E., attraverso le strutture apposite, si muova e ci dia una mano in questa circostanza.
Purtroppo, l’Europa attua una direttiva che si è data molto tempo fa e che è stata chiamata “Dublino 3”, dal luogo dove si è tenuta la riunione che l’ha partorita, la quale afferma testualmente che “i richiedenti asilo sono un problema del Paese nel quale sbarcano e non dell’intera Unione”.
Ovviamente balza subito evidente che questa regolamentazione non è assolutamente adeguata alla situazione d’emergenza attuale, in quanto scarica sulle spalle di paesi come l’Italia, la Spagna e la Grecia la maggior parte del carico dei migranti che tentano il cammino (lo definirei quasi un esodo) verso il Nord.
Questo tipo di regolamentazione incoraggia i migranti – e i loro sfruttatori – a partirei n ogni caso dalle loro coste e, dopo poche miglia lanciare il fatidico S.O.S. che noi raccogliamo e partiamo per andare a salvarli; si spiega così  l’apparente suicidio di partire con mezzi di fortuna allestiti da trafficanti di esseri umani; quindi, sia chiaro, non occorre arrivare in Italia ma basta che la nostra Marina raccolga l’S.O.S. e l’operazione è concretizzata.
A me era venuta un’idea – non so se potrà mai essere messa in pratica – che consiste in questo: fermo restando il principio che questi disperati, che se potessero resterebbero a casa propria, debbono essere salvati ad ogni costo, suggerisco che appena arrivati e immessi nei Centri di Raccolta, vengano suddivisi a seconda del Paese europeo nel quale desiderano arrivare; fatta questa cernita, dovrebbero essere organizzati altrettanti “viaggi” – via terra – con pullman o treni speciali sui quali caricare i migranti richiedenti asilo nel Paese interessato e condurceli noi, almeno fino alla frontiera; se non vengono fatti entrare, scaricarli alla sbarra di Dogana e tornarcene a casa e stare a vedere come i signori del “nord Europa” risolverebbero la questione.
Capisco che l’idea è veramente “bislacca”, ma credo che valga la pena almeno di ragionarci sopra; forse le cose prenderebbero un’altra piega. Chiaro il c oncetto??

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