domenica, maggio 25, 2014
IL PROBLEMA E' SEMPRE LO STESSO: IL LAVORO
Lo scossone della
caduta del Pil sembra essere dimenticato – almeno fino alla prossima
rilevazione – ma il problema di questo dannato 0.1% in meno ha messo in crisi
tutto il sistema: il meccanismo è come sempre chiaro e prende le mosse dai
consumi, i quali determinano – con l’aumentare degli acquisti – un incentivo alle
aziende a produrre più merce in quanto aumentano le richieste; ovviamente se il
meccanismo si inceppa e fa segnare il segno meno ad una di queste componenti,
il risultato è in caduta e infatti il lavoro non è aumentato di un decimale ma
anzi, sembra segnare una pericolosa stagnazione.
Il Governo ha
presentato il famoso Jobs Act, meglio conosciuto come provvedimento sul lavoro,
dopo che le due camere si sono accapigliate su alcuni punti che, di fatto, non
mi appaiono come essenziali per un buon funzionamento della normativa.
A questo proposito, se
prendete un ragazzo in fila a un centro di primo impiego e gli chiedete che
cosa pensa della discussione conclusa da poco tempo alla Camera sul Decreto
Polertti, sapete cosa risponderà? “L’importante è lavorare!!”; se continuate
nelle domande agli altri giovani in fila, potrete accertare che le risposte
sono pressoché analoghe, perché le regole contano, certo che contano, ma alla
fine dei giochi, ai ragazzi che stanno senza far niente interessa non restare
con le mani in mano e cominciare ad entrare nel mondo del lavoro.
Siamo in presenza di
cifre “mostruose”: il 40% dei giovani non ha lavoro e quindi affermare che
siamo in “emergenza” è solo una scomoda verità; e accanto a questi giovani ci
sono tantissime famiglie che sono a loro volta impotenti nell’aiuto da dare ai
figli: va bene la paghetta, ma non si può certo continuare in eterno con questi
sistemi.
Ed allora diciamo
chiaro che il premier – che sembra essersi reso conto di questa realtà – fa
bene a spingere sull’acceleratore per fare in modo che la riforma del lavoro
vada in porto prima possibile e se ne possa constatare i benefici al più presto.
L’importante, per
tutti, sarà avere presente il primo interesse dei giovani, cioè lavorare e per
fare questo mi sembra che il ministro Poletti sia la persona giusta, in quanto
proveniente dallo stesso mondo del lavoro
che si cerca di regolamentare; lui stesso, che viene definito “padrone di
sinistra”, conosce quindi molto bene la situazione delle fabbriche e di coloro
che le frequentano.
L’imprenditore, come
ho accennato all’inizio di questo mio poso, ha interesse ad assumere mano
d’opera se ha la possibilità di aprire nuove linee di montaggio o altri
marchingegni che portino ad una maggiore produttività la propria azienda; ma
tutto questo solo se alla fine dei giochi, c’è qualcuno che sia interessato ad
acquistare questi prodotti che vengono realizzati; finora si batteva il ferro
dell’esportazione, ma al momento questa strada sembra impraticabile; anzi, i
dati ci dicono che la cadute – sia pure leggera – del Pil sia dipesa
esclusivamente da una analoga caduta del mercato delle esportazioni, dato che quello
interno avrebbe retto abbastanza berne.
Insomma, come si vede,
il tutto è legato insieme da fili sottili ma resistenti che intrecciano il
futuro dei giovani – e dei meno giovani – agli acquisti che la massaia può
permettersi in più rispetto a quelli che ha fatto finora.
Sembra un assurdo ma
l’economia lega le azioni del singolo in modo a volte incomprensibile ad un
esame superficiale e per agire in questo comparto dell’economia bisogna tenere
presenti tutte le componenti che vi partecipano.
Insomma, il lavoro
deve riprendere, altrimenti si va a fondo!!