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domenica, aprile 27, 2014

LA PASQUA E IL TURISMO 



Mi chiedo: ha ancora un senso festeggiare la Pasqua? Ovviamente per i cristiani e per gli ebrei il senso c’è l’ha sicuramente ma in questa nostra società laicista che si sta indirizzando verso un confuso multiculturalismo, ha ancora un senso, al di fuori del “giorno festivo” con quel che comporta nell’attuale momento storico, e nella realtà sempre più consumistica.
E quindi ecco che un sacco di pubblicazioni ci insegnano come cuocere l’agnello arrosto – peraltro contestato dagli animalisti – o come fare le uova sode – attenzione al colesterolo – o come realizzare le colombe, gli agnelli di zucchero, i coniglietti e via di questo passo. E voglio aggiungere un’altra provocazione: le due festività – Pasqua e “lunedì di Pasqua – nuocciono ovviamente alla produzione, al Pil tanto per capirsi, dato che le fabbriche sono chiuse ma inaugurano la stagione turistica che da lavoro a tante persone; ed allora mi chiedo e vi chiedo: è ragionevole che in questi due giorni si tengano chiusi quasi tutti i negozi e i centri commerciali, visto che si tratta di un giorno in cui i consumi lievitano e magari la gente ha più tempo per lo shopping.
Ma torniamo alla celebrazione della Pasqua: quante persone sono rimaste che celebrano seriamente la festività, cominciando dall’accensione del “Fuoco Nuovo” – il Lumen Christi – e che fanno benedire le uova e a pranzo consumano devotamente il canonico agnello arrostito, in ricordo dell’esodo d’Israele dall’Egitto e nel ricordo simbolico dell’”Agnus Dei qui tollit peccata mundi”?
Per i “veri” cattolici tutto questo ha un profondo senso religioso, ma quanti sono coloro che vivono questa re3altà? Una strettissima minoranza, in via di estinzione e in corso di diminuzione sempre più veloce.
Insomma, rendiamoci conto che non viviamo più in una “cristianità” – vale a dire in un mondo che accetta in modo integrale la fede del Cristo come modello di vita – bensì in una società istituzionalmente agnostica nella quale esiste ancora una maggioranza di cittadini in cui esiste una realtà materialistica che riduce tutto ad un magro consumismo.
Ed allora mi quadra anche il battage che tutta la stampa quotidiana e televisiva sta montando sull’andamento del comparto “turismo”, con titoloni che ci informano come “gli italiani tornano in vacanza” e quindi “anche il turismo dà segni di ripresa”.
Le immancabili statistiche ci dicono che saranno 14,4 milioni gli italiani che si muoveranno, lasceranno le proprie abitazioni e dormiranno almeno una notte tra Pasqua e i ponti del 25 aprile e 1 maggio; queste cifre fanno segnare un +5% rispetto ai dati dello scorso anno.
L’associazione dei commercianti – sempre malfidata – precisa che di tutta questa massa turistica solo uno su dieci fa acquisti, specificando che sono in molti ad entrare nei negozi ma sono molti meno quelli che acquistano.
C’è poi la “deregulation” sulle aperture: ogni regione, ma forse ogni comune, si comporta a modo suo e quindi non esiste omogeneità di atteggiamento; inoltre, secondo un’indagine della Confesercenti-Swg, il 47% degli intervistati ha detto di ritenere opportuno che i negozi rimangano aperti, anche se – alla faccia della logica – solo il 2% ha dichiarato che farà acquisti nei giorni di Pasqua, Pasquetta, e giù, giù, fino al primo di maggio.
Un ultimo dato: l’uovo di cioccolato e la colomba – entrambi simboli della Pasqua – hanno subito una contrazione delle vendite del 24% e questo è preoccupante!!

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