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sabato, aprile 05, 2014

E IL LAVORO??!! 



Durante la visita ufficiale di Renzi al premier inglese Cameron, è arrivata la notizia che in Italia la disoccupazione ha raggiunto il 13% (disoccupazione giovanile (42%); il nostro premier è sembrato basito ed ha affermato: “è un dato mostruoso”.
Il suo ministro del lavoro, Giuliano Poletti, aveva già previsto un anno difficile, un anno – tanto per fare un esempio – che sarebbe ritornato a quanto avveniva quaranta anni fa.
I dati positivi: l’economia italiana sta crescendo al ritmo dello 0,4-0,5 per cento ogni anno; ovviamente si tratta di cifre troppo modeste perché gli imprenditori abbiamo un qualche interesse a mettere nuovi collaboratori sotto i loro capannoni.
Anzi, semmai continuano a cercare di ridurre ancora un po’ gli organici per tentare di far quadrare i conti.
E, sia chiaro, non è assolutamente possibile attendersi miglioramento a breve termine e il famoso “Jobs Act” non è nient’altro che un decalogo di volontà – magari anche giuste e ben messe -  ma basta qui, senza cioè che dalle parole scritte ci sia un minimo di speranze di arrivare alla concretezza delle assunzioni.
Insomma, si possono scrivere tutti i job acts che vogliamo, ma rimane il fatto che solo una robusta crescita può convincere gli imprenditori ad assumere nuovi lavoratori; questo perché – come ho già avuto modo dio dire varie volte – solo una maggiore disponibilità di denaro potrà incidere favorevolmente sui consumi e, di conseguenza, invogliare gli imprenditori ad aumentare la forza lavoro, certi che la maggiore produzione verrà premiata da nuove vendite e via di questo passo: più denaro a disposizione, più consumi in atto, più operai che possono aspirare a nuovi posti di lavoro; insomma, la ruota dell’economia riprenderebbe a girare e tutti trarrebbero i loro benefici: gli imprenditori aumentano i consumi, la forza lavoro ha possibilità di essere assunta con maggiore dovizia, stante l’aumento degli acquisti che si sta realizzando per effetto degli aumenti dei consumi, diretta conseguenza delle maggiori cifre presenti nelle buste paga.
Tutto bene, ma ritorniamo con i piedi per terra; le statistiche ci dicono che solo nel 2015 – cioè l’anno prossimo – la disoccupazione accennerà a scendere (dal 13% al 12,7%); poi continuerà a scendere – se le cose continueranno ad andare per il verso giusto – ma con una lentezza esasperante; un solo esempio: nel 2022 si calcola che sarà ancora vicina al 10%. Tutto questo perché abbiamo una bassa crescita che si porta appresso una bassa diminuzione della disoccupazione.
Tutto questo disastro nasce dal solito fatto: “la mancanza di crescita”; nei cinque anni che hanno preceduto la grande crisi, l’Italia ha avuto un aumento medio del Pil pari all’1,3 per cento (e la disoccupazione era al 7,4%); nei cinque anni della crisi (2008-2012) il Pil italiano è arretrato dell’1,4% all’anno e il numero dei senza lavoro ha cominciato a volare in alto.
Quindi, se da qui al 2017 la nostra crescita sarà grosso modo dello 0,5 per cento.- cioè quella attuale – è difficile sperare in una ripresa dell’occupazione; solo a partire dal 2018 la crescita italiana ritornerà sopra all’1% e la disoccupazione allora calerà in modo “importante” per fermarsi, al più presto possibile, intorno al 10%.
Senza qualche magia. quello che ho sopra descritto sarà l’andamento dell’economia italiana che – come ho sopra detto – continuerà a navigare sotto costa appesantita da un numero di disoccupati sempre più intollerabile..

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