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martedì, marzo 04, 2014

PROPOSTE PER RISOLVERE LA CRISI! 



Ai poveri diavoli che stanno subendo i drammatici contraccolpi della crisi economica, sono rimasti solo poche cose che possono valere qualcosa e che possano essere monetizzate per comprare cibo e altro occorrente per la famiglia.
Tra queste poche cose ci sono i vari pezzi di ricambio che la macchina umana potrebbe mettere a disposizione di chi ne faccia richiesta: “AAA vendesi rene seminuovo perfettamente funzionante”.
Questo annuncio che potrebbe sembrare una provocazione, presto potrebbe trasformarsi in annuncio appeso in una qualunque bacheca, sia di un ospedale che di un ufficio pubblico.
Aprite bene gli occhi: questa idea di mettere in vendita gli organi è venuta a un Nobel e non a un bieco trafficante senza scrupoli; il suo nome è Gary Becker, economista premiato dall’Accademia di Svezia nel 1992  con la seguente motivazione: “per avere esteso il dominio dell’analisi microeconomica a un ampio raggio di comportamenti e interazioni umane”.
Lo scienziato sostiene che un vero e proprio mercato dei reni potrebbe essere l’unico modo per risolvere il problema delle liste di attesa dei trapianti.
La proposta è apparsa in un articolo sul “Wall Street Journal” a firma dello stesso Becker e del collega argentino Julio Elias; secondo i calcoli dei due economisti un rene potrebbe essere pagato 15/mila dollari (11/mila euro), una quotazione “accessibile” che oltretutto farebbe crollare il ricorso alla ben più costosa dialisi; insomma: un affarone e se dovesse funzionare si potrebbe usare lo stesso sistema per reperire gli altri pezzi di ricambio della macchina umana.
Eccesso di “economicismo” o semplicemente di pragmatismo? La polemica è subito divampata negli Stati Uniti dove per la donazione di un rene la lista d’attesa media sfiora i cinque anni e i metodi per aumentare il numero degli organi disponibili hanno fatto flop.
Da questa situazione nasce la “geniale” intuizione di mettere mano al portafoglio per ovviare la penuria di organi; “il sistema che stiamo proponendo – spiegano Becker e Elias – include il pagamento agli individui che acconsentono al prelievo degli organo solo dopo la morte”.
Adesso la proposta prende un aspetto molto più umanitario, anche se non è chiaro se l’assegno arriverà mentre il donante è ancora in vita o se saranno la moglie, i figli o i nipoti che – grazia al rene, al cuore, al fegato o altro del caro estinto – erediteranno una bella sommetta che servirà loro per “consolarsi” dalla dolorosa perdita ma anche a farsi delle belle vacanze.
Il tutto, alla faccia dei problemi di bioetica e del divieto alla compravendita di organi vigente in quasi tutti i paesi del mondo, quei paesi dove la legge dei numeri si ferma davanti alla dignità dell’uomo.
Insomma, da ora in avanti, nell’asse ereditario del caro estinto, figureranno – oltre ai beni immobili e mobili – anche gli organi che lui ha “venduto” al signor X e che agli eredi correrà l’obbligo solo di avvertirlo e di incassare quanto fissato.
Sarà un modo per alleviare i problemi della crisi? Non lo credo, anche perché la vendita avviene “alla morte” e quindi non è valutabile la situazione economica e finanziaria del signore che incasserà i soldi “a scadenza”.
Certo che queste cose le inventano solo gli americani; non trovate!!

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