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giovedì, febbraio 20, 2014

PECORELLE SMARRITE? 



Sui quotidiani non passa giorno che non si legga di uno “stupro in branco”; siamo quasi arrivati al punto che i giornali creeranno una apposita rubrica su tale argomento, quasi come si fa per la Borsa o per il meteo.
L’ultima violenza ha avuto luogo a Finale Ligure ed il copione è stato simile a tanti altri: prima l’abuso, poi le ingiurie via web e le minacce se la vittima non ritirava la denuncia.
E la magistratura? È di pochi giorni fa una sentenza dei Tribunale dei Minori di Vicenza che si è limitata a dare una specie di “buffetto” a tre giovani che cinque anni addietro si accanirono su una coetanea come si potrebbe fare su una bambola di gomma; i tre giovanotti hanno patteggiato la pena e sono stati condannati a fare qualche ora la settimana dei “lavori socialmente utili”; il tutto ovviamente andrà in scadenza entro breve tempo e così i giovani di buona famiglia avranno la possibilità di fare “tutto quello che vogliono”, compreso reiterare il reato.
Analoga situazione è avvenuta nella pineta di Montalto di Castro dove otto luridi adolescenti hanno violentato a turno una quattordicenne; nel processo, il PM chiese 32 anni di galera ma i giudici dei minori preferirono considerare gli imputati come delle “pecorelle smarrite”; tutto ciò ovviamente in quanto venne invocato il “rito abbreviato” e con ciò i ragazzacci, dopo il patteggiamento, dedicarono i loro ritagli di tempo a giovani disabili, ben più sfortunati di loro e con questo chiusero la vicenda.
Ma questi giovani minorenni, considerati “adulti” in tutti i campi, tranne che in quello della giustizia italiana, che lo considera un cherubino incapace di capire e di volere, nella realtà possono compiere atti atroci, violentare ragazze, ammazzare coetanei per un motorino, accoltellarlo per un cellulare; e in questi casi si alza il piagnisteo dei sociologi che hanno una specie di parola d’ordi9ne: non punire ma rieducare.
Se guardiamo bene intorno alla nostra realtà, non possiamo fare a meno di notare che solo da noi c’è una legislazione surreale nella sua permissività in merito ai minorenni.
In America – che odio per la permissività della vendita delle armi anche ai giovani – c’è una clamorosa compensazione: se un minorenne uccide, viene giudicato come un adulto e alla stessa stregua sconta la pena in un normale carcere come un adulto; e questo non per rieducarlo attraverso l’espiazione della pena, ma più semplicemente per toglierlo dalla circolazione per diversi anni.
La nostra legge invia nel limbo lo stupratore e allo stesso tempo, abbandona le vittime e le condanna all’inferno, come se fosse stata colpa loro.
Pensate che la Cassazione, con una sentenza del 2006,  ha fissato uno sconto di pena se la stuprata non è “vergine” e pertanto riporta un trauma più lieve.
Altro sconto (sentenza del 2012) per coloro tra i violentatori non ha infierito ma si è limitato a “consumare l’atto”; se non fosse una cosa drammatica mi verrebbe di considerarla una cosa da ridere.
Per i maschietti della mia generazione, convincere una ragazza a venire al cinema era una conquista individuale e se poi “uno” allungava troppo le mani, lei diceva “sei pazzo?!” e se lui insisteva partiva una manata.
Invece, se lei ci stava, “lui” avrebbe voluto incollare sulla propria motoretta una sagoma femminile di cartone, alla stessa stregua dei piloti da caccia della seconda guerra mondiale che con questo sistema si fregiavano degli aerei nemici abbattuti.
Come si è potuti passare dalla mia generazione a questi giovanotti che, per divertimento, fanno del male alle ragazze che hanno la sfortuna di capitare a tiro?!

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