mercoledì, febbraio 26, 2014
IL CASO DEI MARO'
Non lamentiamoci della nostra giustizia lumaca, dato che i nostri marò
ne hanno trovata una anche peggiore, quella indiana che da due anni non ha
ancora fissato il capo d’imputazione per i due militari.
Ritorniamo indietro nel tempo: il 15 febbraio 2012, i nostri due
militari imbarcati con mansioni antipirateria su una nave mercantile battente
bandiera italiana, vengono avvicinati da una barca di pescatori al largo di
Kochi, vicino alle coste indiane; i due militari sparano in aria (dicono loro) invitando
la barca ad allontanarsi, ma la stessa non ubbidisce almeno per un certo tempo,
fino a quando cioè due dei pescatori vengono uccisi; i due militari vengono
fermati ed accusati di omicidio, poi questo capo d’imputazione cambia in
“violenza”, ma in India si continua ad ipotizzare la possibilità di utilizzare
la “Sua Act”, legge antiterrorismo che prevede addirittura la pena di morte.
La corte indiana che sta esaminando il caso, ha già provveduto a
rinviare il provvedimento per ben 26 volte; quali i motivi di tali assurdi rinvii?
Sembra che i due fucilieri della marina vengano presentati come ostaggi della
politica interna almeno fino all’esito delle elezioni del prossimo maggio;
sembra un assurdo, ma questa situazione viene tenuta “in caldo” in attesa di
vedere se vinceranno le forze governative o quelle dell’opposizione.
L’Italia ha richiamato l’ambasciatore a Nuova Delhi ma è chiaro che da
solo il nostro Paese non può farcela con un colosso come l’India e quindi si è
appellata all’U.E., come era suo diritto e dovere; e l’Unione Europea si è
dichiarata “delusa”, ribadendo il concetto che una eventuale applicazione della
legge antiterrorismo sarebbe “inappropriata”; questi due aggettivi – delusa e
inappropriata – sono il massimo che l’Europa si è concessa per cercare di
salvare la faccia all’Italia e all’intero continente.
Il nostro ministro degli esteri, la radicale Emma Bonino, dopo aver richiamato l’ambasciatore “per
consultazioni” (termine diplomatico), ha ribadito che la priorità di tutta
questa biennale faccenda è quella di far rientrare in Italia i due militari;
rimane però da trovare il “sistema giusto”: parlare di agire “manu militari”
non sembra al momento una opzione proponibile, ma in ogni caso, dopo due anni
di indecorosa melina deve diventare molto più “rigida” di quello che è stata
finora. Nel senso che anche se la questione dell’applicazione della legge antiterrorismo dovesse cadere, non
dobbiamo accettare in alcun modo – costi quel che costi – che due soldati
italiani in servizio di stato vengano processati in India; ovviamente non
sarebbe “solo” la loro dignità a essere messa in discussione, ma quella
dell’intero popolo italiano o meglio, dell’intero continente europeo.
Tutti i Paesi che fanno parte dell’Europa hanno messo sul piatto della
bilancia l’India e l’Italia; il risultato è stato che gli interessi economici
che intercorrono con il colosso indiano non sono neppure paragonabili con
quello che rappresenta l’italietta; gli affari sono gli affari e un paio di
soldati italiani non possono certo metterli in discussione; quindi, l’Italia se
la sbrighi da sola ma senza ricorrere alle strutture sopranazionali sia europee
che mondiali; in quest’ultimo caso, si tratta dell’ONU, il quale ha testualmente
risposto che “non sono fatti suoi, ma problemi bilaterali tra l’Italia e
l’India.
Insomma, il diritto internazionale è stravolto, ma l’importanza del
commercio e della finanza rende l’India “una grande potenza” sia economica che
nucleare che fa morire di fame un bel po’ dei suoi cittadini, ma che compra
armi elicotteri ed aerei ed alla quale noi regaliamo medicine per i suoi tanti
lebbrosi, Tutto qui!!..