domenica, febbraio 16, 2014
DIAMO UN'OCCHIATA ALL'ESTERO
Delle miserie nostrali ne abbiamo piene le
scatole; magari ci torneremo perché ci toccano da vicino, ma se permettete,
diamo un’occhiata a quello che succede all’estero, con l’intento – se non altro
– di cambiare orizzonte.
Cominciamo con il Medio Oriente e in
particolare con il Libano: Beirut, la sua capitale è una delle città più belle
del Mondo, piena di negozi lussuosi e di bella gente: non dimentichiamoci che i
libanesi – sia uomini che donne – appartengono ad una razza molto bella.
La città, in concreto, vive una vita sdoppiata:
nel centro abbiamo la sua anima turistica, con i negozi lussuosi e i grandi
alberghi, mentre i quartieri popolari che circondano questo lusso vivono ogni
giorno nel timore degli attentati dinamitardi, l’ultimo è stato eseguito con
un’autobomba ed ha provocato 4 morti e una trentina di feriti; nella parte del
“lusso” fanno finta che non sia successo niente e la vita continua come se
niente fosse accaduto.
Dal 1978 in Libano è presente una forza
multinazionale dell’ONU lungo la linea armistiziale “Blue Line” tra Libano e
Israele; attualmente i militari impegnati – tra cui gli italiani – sono 1.100.
Spostiamoci di non moltissimi chilometri e
arriviamo in Siria, dove la situazione politica va verso un governo Jjhadista,
cioè un esecutivo che proclama e pratica la guerra santa contro gli infedeli
(cristiani ed ebrei); come siamo arrivati a questo? Certamente una buona parte
della responsabilità e di quei leader occidentali che hanno dato mano libera ai
“rivoluzionari” che hanno favorito la caduta dei dittatori, amici o comunque
secolari, vale a dire non religiosi fondamentalisti.
Dunque ce la dovremmo prendere con Obama, con
il francese Sarkozy, con il britannico
Cameron ed anche con il nostro Berlusconi che non seppe resistere alle
pressioni del Quirinale per un intervento, sia pure marginale, nella
stupidissima guerra in Libia che ha provocato, nell’intera regione, una forte destabilizzazione.
Le cacciate di Mubarak e del tunisino Ben
Alì, furono volute da Obama che voleva così aprire la strada alla democrazia in
un mondo che ne è assolutamente impermeabile.
Lo stesso Obama che due anni addietro,
all’inizio della guerra civile in Siria,
chiese la testa di Assad, ma dimenticò che il presidente siriano, per
quanto odioso oppressore, era l’unico baluardo contro le organizzazioni
islamiche del terrore.
Passiamo alla Cina che in contrapposizione al
Giappone, vanta la sovranità su alcune isolette del Pacifico – le Senkaku – e
che Obama disconosce tale autorità, tanto è vero che ha ordinato i voli
dimostrativi dei B52 e poi ha chiesto alle Compagnie Aeree di notificare a
Pechino il sorvolo di tali isole, sconfessando di fatto la pretesa sovranità
cinese. Ovviamente non sono le isolette sperdute a essere in gioco, ma
l’affidabilità della politica estera U.S.A. e, in particolare, la prova di
forza che Obama sta mettendo in atto, di fronte ad una serie di preziosi
alleati della zona: Giappone, Corea del Sud e Taiwan.
L’ultima prova è appannaggio della Spagna,
dove il celebre magistrato Baltasar Garzon, ha proposto all’alta corte spagnola
alcuni ordini di cattura internazionali a carico dell’ex Presidente cinese
Jiang Zemin e dell’ex Premier, Li Peng, accusati di repressione in Ti8bet e in
particolare di “genocidio”; ovviamente in Cina i sunnominati non saranno
toccati, ma nei paesi che aderiscono all’Interpol, potrebbero essere
addirittura arrestati. È mania di protagonismo di questo magistrato??