mercoledì, gennaio 01, 2014
L-AMERICA HA RIPRESO AD ANDARE
In questo primo blog del nuovo anno, mi
sembra meglio guardare fuori dai confini e precisamente agli Stati Uniti, dove
sembra che l’economia abbia ripreso a correre; il Pil del 3° trimestre 2013 ha infatti fatto registrare
un +4%, tasso che siamo abituati a vedere nelle statistiche delle tigri
asiatiche. E diciamocelo francamente: se l’America corre, abbiamo speranza
anche noi che l’economia si rimetta a camminare con una certa celerità sulla
scia degli americani.
Per inciso, è bene notare che nei primi nove
mesi dello scorso anno, il mercato americano ha assorbito un 3% in più del
nostro export e questo per noi è linfa vitale.
Contemporaneamente abbiamo una Europa che viene
addirittura declassata da Standard and Poor’s sulla scia della credibilità del
vecchio Conti8nente.
Quindi non è una crescita generalizzata, ed
allora andiamo a vedere il motivo per cui gli Stati Uniti si sono ripresi in
maniera così tanto impetuosa, mentre noi – e gli altri europei – continuiamo a
vivacchiare con numeri da prefisso telefonico.
La risposta a questo quesito è identica a
quanto già detto altre volte a proposito degli USA: hanno una Banca
Centrale indipendente (a differenza di
quella europea) che ha potuto effettuare una espansione monetaria in presenza
di un’inflazione bassissima e, pur con un debito pubblico altissimo, causato
dall’attuale amministrazione Obama in massima parte per la fallimentare riforma
della sanità pubblica.
Il presidente della Banca Centrale americana,
Bernanke, ha così potuto rifinanziare il bilancio USA a costo zero ed ha
contemporaneamente fornito al mondo imprenditoriale la liquidità di cui aveva
bisogno.
Ecco perché gli USA sono potuti uscire per
primi dalla recessione ed anche perché cominciano ad essere copiati da altri
banchieri centrali (che lo possono fare), in primo luogo dal giapponese Kuroda,
mentre l’Europa rimane imprigionata nella camicia di forza creata dalla Merkel.
Bernanke – dopo due mandati consecutivi – sta
per lasciare il proprio incarico ed è sintomatico che questo doppio mandato si
chiuda con tutta una serie di risultati di prestigio raggiunti, il primo dei
quali – a mio giudizio – è il riassorbimento della disoccupazione.
Bernanke sarà ricordato negli ambienti
economici per la sua “rivoluzionaria” dottrina: “in tempi di recessione e
contemporanea alta disoccupazione, è possibile – anzi raccomandabile – stampare
carta moneta (4/mila miliardi di dollari in quattro anni)”.
Di questa montagna di carta, è previsto un
riassorbimento di dieci miliardi di dollari per volta e la contemporanea
immissione di “denaro fresco” in quanto l’economia deve andare avanti da sola,
producendo più ricchezza e, contemporaneamente, provvedere alla riduzione del
debito pubblico.
E l’inflazione? Ovviamente questo fenomeno è
sempre in agguato e quindi, non appena la macchina si rimetterà in moto,
saranno eliminati gli additivi.
Infatti, un po’ di inflazione fa bene, troppo
fa male e troppo poca può confluire in una deflazione simile a quella che si
teme in Europa.
Insomma, è una bilancia di precisione che
viene usata per centellinare il denaro da immettere e il debito pubblico da
tenere d’occhio.
Il nostro banchiere centrale ha anche lui un
grosso merito: quello di tenere il denaro da distribuire alle banche ad un
tasso “ridicolo” (0,25%); peccato che tale facilitazione non confluisca in
altrettanto denaro a buon mercato per le imprese; perché? Boh!!