venerdì, gennaio 17, 2014
ECCO COME SI POTREBBE TROVARE I SOLDI
I professori vengono invitati a rimborsare
gli aumenti di stipendio percepiti l’anno scorso indebitamente (sembra sventato);
non si riescono a trovare i soldi per abolire l’IMU sulla prima casa, come era
stato promesso; lo spendine review pare si voglia spingere sino alle tazzine di
caffé consumate nei ministeri.
Insomma, è una vera e propria caccia angosciosa
(e un po’ paranoica) al soldi per far fronte ad
una politica di riduzioni delle tasse e delle imposte; a leggere queste
cose, sembrerebbe che lo Stato italiano sia ridotto veramente al lumicino (come
si dice dalle mie parti per indicare l’indigenza) e quindi ci ritroviamo ogni mattina, mentre
prendiamo il primo caffé della giornata, a scoprire che agli italiani – intesi
come collettività – manca qualche milione (o miliardo) di euro per chiudere i
conti.
Ma siamo ridotti così male? Oddio, abbiamo i
nostri guai, ma abbiamo anche delle risorse che ancora non sono state esplorate
compiutamente; quello che, casomai ci manca, è il coraggio di addentrarci in
questi meandri dove si nascondono fior di miliardi che sfuggono ad ogni
controllo.
Facciamo due conti con le relative
esemplificazioni: si dice ad ogni piè sospinto che il giro d’affari della
malavita è all’incirca, di 600 miliardi di euro; si dice anche che l’ammontare
delle tasse non pagate è di circa 120 miliardi; si dice infine che il costo
della corruzione è di almeno 60 miliardi.
Se facciamo una bella somma, arriviamo a
quasi 800/miliardi, la metà esatta del nostro Pil, della ricchezza cioè che
ogni anno gli italiani creano con il proprio lavoro.
La conclusione è talmente ovvia che dobbiamo
aggiungere un bel “purtroppo”: ogni giorno questo bellissimo e disgraziatissimo
Paese viene derubato della metà della sua ricchezza da malavitosi, da evasori
fiscali e da corrotti di vario genere.
I professori avrebbero dovuto restituire
quanto percepito in buonissima fede nel 2013 e gli italiano devono stare in
pena per l’IMU da pagare o da non pagare e intanto i denari corrono lungo i
marciapiedi di Milano, Roma e/o Palermo per approdare negli uffici di
compiacenti professionisti e nei corridoi silenziosi della pubblica
amministrazione, impegnata a far man bassa di quanto gli capita a tiro.
Vabbé, tutto questo è un bel discorsetto, ma
nella pratica cosa si può fare? Si può dichiarare guerra a tutto quello che ci
deruba? La risposta è molto semplice: si può, anzi, si deve, utilizzando
qualsiasi misura anche quelle che definirei “da guerra”.
Alcuni suggeriscono l’abolizione del contante
– per la durata di cinque anni – per qualsiasi forma di pagamento; così
facendo, rimane traccia di tutti i pagamenti ed è la fine delle valigette piene
di soldi che circolano e dei cosiddetti pagamenti “sottobanco”.
È una misura “estrema”? Certo, io l’ho
definita una misura “da guerra” eppure siamo, per fortuna, in regime di pace,
ma la situazione è veramente giunta ad un punto di estremizzazione che non
riesco ad intravedere nient’altro per combattere questo coacervo di delinquenti,
di corrotti e di evasori.
Probabilmente quanto accade in Italia, per lo
meno in queste proporzioni, non esiste in alcun altro paese al mondo in cui la
metà della ricchezza prodotta dalla nostra laboriosità ogni mattina, al sorgere
del sole, scompare per prendere una strada diversa da quella che sarebbe logica
percorrere.
Se esiste un metodo meno “invasivo” e meno
indolore di quello che ho sopra citato, sarò il primo ad applaudirlo, ma
qualcosa deve essere fatto, altrimenti si rischia veramente il baratro da cui
non si risale; sono stato chiaro??