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sabato, gennaio 11, 2014

ANCHE LA RUSSIA HA I SUOI PROBLEMI 



I problemi della Russia hanno un nome ben preciso: “vedove nere” o meglio ancora “le fidanzate di Allah”; una di queste signore, imbottita di esplosivo, si è fatta scoppiare nella stazione ferroviaria di Volgograd (l’antica Stalingrado) lasciandosi dietro 16 morti e 40 feriti; questo attentato è il secondo della serie, poiché tre mesi fa  un’altra domma-kamikaze si era fatta esplodere su un pulman, ancora a Volgograd,  provocando la morte di 7 persone.
Tutta questa violenza getta un’ombra oscura sulle Olimpiadi invernali  che si terranno nel prossimo febbraio a Sochi, laddove Putin si ritroverà di fronte una vetrina internazionale cvon la paura del terrorismo islamico e macchiata dal sangue delle vittime degli ultimi attentati.
L’autrice dell’ultimo attentato è stata identificata come Oksana Aslanova, ricercata dal giugno 2012 e in stretto contatto con i fomentatori della ribellione islamica nel Daghestan, regione che dista circa 200 chilometri dalla città che ospiterà le prossime Olimpiadi.
Gli attentati kamikaze delle “vedove nere” sono cominciate nel 2000 e la prima fu la cecena Barayeva, la quale firmò l’attentato con un video in cui affermava che “è arrivata la nostra ora, dopo che i nemici hanno ucciso i nostri uomini a noi resta il compito di vendicarli”. Il di lei fratello, Mosvar, ebbe a guidare nel 2002 le 18 cecene vestite di nero che presero in ostaggio gli sventurati spettatori del teatro Dubrovka a Mosca: risultato, 130 morti; da notare che una delle “vedove” aveva solo 15 anni.
Nel 2004 due “fidanzate di Allah” parteciparono al massacro della scuola di Beslan in cui morirono 196 bambini; le due donne, in extremis, tentarono di non premere il pulsante per l’esplosione, ma il capo della missione fece saltare tutto in aria attraverso il proprio telecomando.
Nel 2010 è la volta della metropolitana di Mosca, quando un’attentatrice, Maryam Magomedova, si fece saltare in aria, provocando la morte di 40 persone.
Ma chi sono queste donne che si immolano per una causa? Dobbiamo premettere che nelle società islamiche conservatrici, per la vedova l’unica salvezza possibile è quella di sposare un parente del morto, superando così lo “stigma” sociale che affligge le donne non più vergini; in alternativa,  possono immolarsi come martiri, una pratica benedetta anche di recente dallo sceicco Yusuf Qaradawi, il teologo egiziano il cui programma sulla televisione “al-Jazeera” intitolato “La vita e la legge coranica” è seguito nel mondo da circa 60 milioni di spettatori.
Ovviamente la spiegazione delle forze di sicurezza russe, impegnate nella repressione di tale fenomeno, è molto diversa; descrivono le “vedove nere” come automi che hanno alle spalle varie storie di abusi, come donne soggiogate, violentate, raggirate con l’arma del sesso, se non addirittura drogate.
Sarà come sarà, ma queste donne mostrano una abnegazione al sacrificio addirittura drammatica; sembra che vadano al martirio con il sorriso sulle labbra, liete di morire e di ricongiungersi con i loro mariti già morti e che le attendono nel Paradisi di Allah.
Intanto, per cercare di non impaurire oltre misura gli spettatori di tutto il mondo che assisteranno alle prossime Olimpiadi,  il Ministero degli Interni russo ha subito ordinato  che siano intensificati i controlli nelle stazioni ferroviarie; lo stesso Vladimir Putin sarebbe intervenuto personalmente per assicurarsi che queste disposizioni ferree siano rispettate. Speriamo che l’evento sportivo vada avanti tranquillo!!

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