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giovedì, dicembre 26, 2013

TACCHI A SPILLO ALLA RIBALTA 



Da ogni parte si dice che il nostro universo sta cambiando – non posso dire se in meglio o in peggio – e oltre all’ ignoranza che sento, sul tipo di quella che recita che Hitler è salito al potere negli anni ’70, ci sono storici mutamenti del costume, sociale e antropologico; infatti,sullo stesso angolo di Park Avenue dove Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany” si ingegnava per sposare un uomo ricco, adesso ci sono le belle (magari un po’ rifatte”) quarantenni con vestiti alla moda che entrano nelle grandi banche alle 7 del mattino, dopo essersi sciroppate una mezz’ora di metropolitana per arrivare dal ricchi sobborghi del verde Connecticut.
E gli uomini, cioè i mariti? A casa a fare i “casalinghi” e a portare a scuola i figli; tutto questo perché Wall Street  vuole e cerca la competenza e la grinta delle donne anche ai vertici delle grandi banche e dei grandi gruppi finanziari.
E le donne rispondono quasi sempre con successo senza sacrificare né famiglia né marito, ma difendendo il ruolo e difendendolo con i denti, specie perché così facendo guadagnano dieci volte più di quanto guadagnava lui.
Un occhio miope dirà che in questo modo è la carriera dell’uomo ad essere bloccata e quindi l’uguaglianza dei due generi è solo sulla carta, ma in realtà la dinamica della coppia americana si sta sempre più spostando verso un curioso ribaltamento dei ruoli.
E quindi, non ci dobbiamo meravigliare se gli uffici ai piani alti delle mega-banche americane, lasciano sempre più una scia di Chanel e non di sigaro o se le business class dei voli intercontinentali hanno moltiplicato i menu vegetariani tanto apprezzati dalla popolazione femminile che li frequenta.
Ma questi fenomeni possiamo ascriverli solo alle grandi metropoli americane? Solo in parte, perché forti segnali di analoghe situazioni stanno arrivando anche dall’Asia.
Comunque, per il momento possiamo dire che abbiamo due donne “di vertice”: Janet Yellin alla Federal Riserve e Christine Lagarde al Fondo Monetario Internazionale; entrambe non sono incidenti di percorso ma traguardi raggiunti per meriti.
Adesso, sotto i tavoli delle “conference room” ci sono tacchi a spillo in crescita e “Church” in calo; ovviamente non siamo ancora alla sognata “parità”, ma le percentuali – che in economia contano assai – sono raddoppiate, sia a Wall Street che nella politica attiva.
Indubbiamente, se nel 2016 anche l’America votasse un Presidente donna, il consorte potrebbe cominciare a pensare ad una forma di  revisione della “carta dei diritti”, inserendo qualche clausola di salvaguardia per i poveri maschietti che dopo secoli di prevaricazione, stanno per essere sorpassati dalle donne nella guida del Paese.
Ma almeno ricordiamoci che mentre la signora Merkel è ancora lì da tanti anni, i signori Berlusconi, Zapatero e Sarkozy, vengono a malapena ricordati dai loro fans.
Quindi si tratta di un vero e proprio “sorpasso”, il prologo di una rivoluzione prossima ventura, il tutto in un contesto culturale che qualche volta ci spinge a ipotizzare la soppressione delle differenze di genere, magari perché il fisico dell’uomo sta perdendo qualche colpo, mentre le prodezze sportive delle donne si fanno ricordare più di quelle dei maschietti.
Quindi, non preoccupiamoci se in queste festività, al posto di Babbo Natale, il camino ci fornirà una Mamma Natale: prendiamone atto con la massima serenità, tanto nel cambio abbiamo tutto da guadagnare.
Speriamo di campare abbastanza per vedere questa vera “rivoluzione”.

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