martedì, dicembre 24, 2013
MISERIA E POTERE POLITICO
Nonostante che siamo alla vigilia di Natale
non ho proprio voglia di fare gli stessi discorsi di tutti gli altri anni:
“cerchiamo di essere più buoni”, “aiutiamo chi ha meno di noi”, “speriamo che
vada meglio” e via di questo passo.
Sono incazzato e quindi scrivo di
conseguenza: secondo un rapporto ISTAT, un italiano su 3 è a rischio povertà,
quindi se siamo 60/milioni, tale condizione interessa ben 20/milioni; direi che
non c’è proprio da stare allegri.
In questi giorni di freddo intenso, pensate
che ben il 21% degli italiani non ha soldi per poter provvedere al
riscaldamento della propria abitazione e oltre la metà dei nostri connazionali
(50,8%) non possono permettersi di andare una settimana in ferie.
Addirittura avanza quella che viene definita
“povertà alimentare” che ha raggiunto il 35% delle persone che si vedono
costretti a chiedere aiuti alimentari.
Ovviamente, la situazione è particolarmente
difficile al Sud e nelle Isole, dove il 48% delle famiglie è a rischio povertà
(contro il 29,9% dell’intero Paese e il 24% della media europea.
Le disuguaglianze sono da ulteriore
incazzatura: pensate che il 20% delle famiglie più ricche incassa il 37,5% del
reddito totale e il 20% più povero percepisce appena l’8%.
Poi ci sono quelli che “stanno bene”: secondo
uno studio della UIL, sono oltre un milione gli italiani che vivono di
politica, sia che appartengano allo Stato Centrale che alle autonomie
territoriali.
Complessivamente questi signori costano ai
cittadini la bellezza di 23/miliardi di euro, una cifra che sistemerebbe
qualsiasi bilancio, anche quello disastrato dello Stato italiano.
Oltre all’assurdità di certi stipendi e
relative diarie (perché ci deve essere questa suddivisione?), l’autonomia della
periferia ha prodotto uno scialo nel comparto dei rimborsi tale da interessare
– in molti casi – addirittura alcune Procure della Ripubblica che hanno
chiamato svariati dirigenti di fronte al magistrato.
Ed oltre ai Giudici ci sono “i forconi”, con
il loro carico di confusione ma anche con alcune rivendicazioni che fanno
pensare: fuori tutti, politici, amministratori e politici in genere; con questa
operazione si risparmierebbe una montagna di soldi ma – diciamocelo chiaramente
– è pura utopia; magari l’unica cosa che si potrà ottenere, con il tempo, sarà
un taglio più o meno pesante, alle spese pubbliche e, di conseguenza anche alle
tasse, vero ostacolo per una ripresa dei consumi.
Intanto è arrivato Renzi, sul quale è riposta
molta parte delle speranze per un cambiamento; le sue prime mosse ce lo
mostrano come se fosse incartato dalla politica dei politici romani, tant’è
vero che si mette a fare polemica con un comico confusionario e farfugliane e
tra i due volano battute anche pesanti e non molto divertenti.
Solo che tutta questa confusione non aiuta a mettere in regola la situazione di un
Paese allo sbando che dà la sensazione ai suoi abitanti di essere su uno
scivolo che va diritto all’inferno.
Ci vorrebbe un qualcosa provvisto di un
robusto freno per invertire la caduta, ma – almeno io – non riesco ad
individuarlo; anche quelli che fanno capolino durano solo lo spazio per
conquistare una manciata di popolarità che poi trasformano in posti di alto
bordo, lautamente retribuiti e ben utilizzabili per l’intera e immancabile
“famiglia”.
E con questo spirito affidiamo la nostra situazione a qualcosa di
“superiore”; chiaro??