mercoledì, novembre 06, 2013
UN PO' DI EDUCAZIONE
Come vi sentite, signori che avete superato gli “anta”, quando in un
negozio qualsiasi la commessa sussurra – come una entreneuse navigata ma di
classe – “posso aiutarti?”.
La scena ha del patetico: il nostro aspirante Peter Pan viaggia sulla
cinquantina (forse già superata) e la commessa potrebbe essere sua figlia, non
si sono mai incontrati prima di quel momento e si tratta pur sempre di un
rapporto d’affari nel quale il “vecchio” lei sembra superato.
Il cliente lo prende come una conferma della propria inossidabilità e
se ne compiace, mentre la commessa si comporta così in quanto non conosce altro
modo.
Ovviamente la cosa si diffonde rapidamente e il virus lo ritroviamo dal
parrucchiere, alle casse del cinema e a quelle delle palestre, dove la
“confidenza” è quasi d’obbligo.
Lo stesso virus si presenta anche nelle nostre case, portato dagli
amici di nostro figlio che non ti chiamano più signora o signore, ma più
semplicemente per nome.
Il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, si stupisce – e sotto
sotto stigmatizza - che le maestre,
primo gradino della piramide istituzionale, si lascino dare del “tu” da
generazioni, senza nessun timore, mentre i loro coetanei di 40 anni prima erano
giustamente terrorizzati da qualsiasi principio di autorità, a partire dal
vigile urbano e dal carabiniere.
Non so i vostri, ma i miei genitori - classe 1897 per entrambi – hanno
sempre dato dei “lei” ai rispettivi suoceri; a loro dire, era una questione di
rispetto non di aridità sentimentale; comunque sia, nessuno di loro provava
imbarazzo e, quel che è più importante, nessuno di loro entrava “in soggezione”
per il modo come venivano apostrofati.
Se ci pensate bene, l’uso del “tu” presuppone un violento abbattimento
delle gerarchie e priva qualsiasi rapporto della naturale possibilità di
evolversi.
Due “amanti” che sono partiti con il “lei”, godono di un vantaggio
indiscutibile per il proseguo della relazione.
Il “tu” dato alla maestra potrebbe essere riferito ad una sorte di
alfabetizzazione sociale, ma in questo caso dovrebbe corrispondere con la
scuola materna, primo impatto dei ragazzi con l’autorità che deve insegnare
loro le basi della vita.
Invece privare la lingua italiana (e tutti noi) della meravigliosa
possibilità di rimarcare una distanza è un crimine diffuso e mi richiama alla
memoria un film con De Sica (il vecchio) e Mastroianni con il primo che lo
apostrofa, grosso modo, così: “se lei
continua a darmi del tu io passerò a darle del lei; questo per rimarcare le
nostre differenze”.
Ovviamente questo andazzo è portato avanti anche dai bambini, creature
senza colpe che si limitano a seguire il solco di chi voleva cancellare
ipocriti formalismi e, così facendo, si è lasciato prendere la mano.
La più bella che ho sentito in merito a questa situazione è quella che
sistemò la posizione di Giiovanni Spadolini quando – alla fine degli anni
sessanta – assunse la direzione del “Corriere della Sera.
Al cronista petulante che ebbe a chiedergli “possiamo darci del tu?”,
rispose seccamente con una micidiale battuta: “faccia lei!”
Insomma, non vorrei che i miei amici mi etichettassero come un
formalista vecchio e rimbambito; non è così; non ho più interessi “in materia” quindi….