lunedì, novembre 04, 2013
COME STA IL PAESE?
Qualche bontempone ha paragonato l’Italia a
un malato che scende dal letto e comincia a fare i primi passi; è stanco, gli
gira un poco la testa, insomma è quello che si definisce un “convalescente” con
due alternative: da una parte c’è la guarigione e dall’altra c’è il
peggioramento e la ripresa della malattia, con tutti i rischi immaginabili.
Si dice: è finita la recessione più profonda,
ma nel prossimo anno ci saranno 5/milioni di disoccupati; se vi sembra che il
problema stia andando a soluzione…;.si passerà dal 12,2 di quest’anno al 12,5
del 2014; insomma si va assai a rilento specialmente nei comparti che più ci
stanno a cuore.
Poi ci sono altri numeri: nel Pil del 2014
abbiamo un incremento dello 0,7%, l’1,1% in quello del 2015.
Credo che bastino questi dati per
testimoniare il faticoso procedere della ripresa – che pure, a detta di tutti –
esiste.
Insomma, possiamo dire che c’è un’inversione
di tendenza. Ma è troppo poco e hanno ragione quelli che affermano che ci
sarebbe voluta una scossa, ed allo stesso tempo ha ragione Confindustria quando
dice che ci voleva più coraggio.
Dopo sette anni di dura recessione, con la
gente che non ha più buchi nella cintura, tutti si aspettavano qualcosa di
spettacolare nella cosiddetta “legge di stabilità”. Invece è arrivata una
manovra molto sofisticata ma senza una visione strategica e senza la famosa
“scossa”.
Di chi la colpa? Della “strana maggioranza” o
della fretta con cui sono stati costretti a realizzare il documento? Forse di
entrambe le componenti; c’è poi da aggiungere che all’interno del documento c’è anche qualche
bizzarria: gli estensori della norma hanno gridato ai quattro venti “non
abbiamo toccato la sanità in quel
comparto si era parlato di un taglio di 4/miliardi e invece siamo riusciti ad
evitarlo”; ma nella Sanità i miliardi da tagliare sono non quattro, ma otto e
magari sedici o addirittura trentadue, visto che ci sono regioni dove una
siringa costa dieci volta rispetto a un’altra.
E di questa “anomalia” si conosce tutte le caratteristiche, sono anni
che se ne parla, ma ancora nessuno ha avito il coraggio di dire “basta” a
queste vergognose ruberie.
Il motivo sottostante a questa schifezza è
che la sanità dipende dalle regioni e ogni regione “appartiene” a un partito:
intervenire in questo vespaio significa sollevare un tale verminaio che nessuno
ha avuto il coraggio di fare; però, sia chiaro, che qualcuno che lo faccia è
indispensabile trovarlo, altrimenti le cose andranno sempre peggio.
Sembra una battuta di spirito, ma i partiti
rappresentati in Parlamento non sono per niente contenti di questa
“finanziaria”, anche se non lo dicono apertamente; scontenta tutti e quindi
metterà d’accordo molti, anche perché uno dei pochi a cui piace, si chiama
Enrico Letta, il quale ha avuto la saggezza tipica dei democristiani di non
blindarla come è avvenuto tante volte in passato e di lasciare al Parlamento
ampio spazio di intervento, salvo poi guardare con la lente d’ingrandimento le
singole modifiche.
C’è poi il cosiddetto “candidato di pietra”,
cioè il sindaco di Firenze Renzi che inizia a frequentare le discussioni
congressuali del PD e si accorge che la
discussione non è affatto serena ma è piena di attacchi incrociati agli
avversari – anche a mezzo S,M.S – e quindi genera continui movimenti della
scena politica; speriamo che la concretezza democristiana di Letta e la
solidità da prima Repubblica di Napolitano tengano la barra a dritta e così
facendo, riescano a portare in porto quello che è possibile.