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domenica, ottobre 13, 2013

LA STRAGE DI LAMPEDUSA 



L’ennesima strage del mare che colpisce i migranti che cercano di sbarcare a Lampedusa, ha fatto questa volta alcune centinaia  di morti e ha scoperchiato tutta una serie di recriminazioni che hanno interessato tutti i potenti; infatti, il Papa, quel Francesco che si trova benissimo con i poveri, si è subito scatenato contro i “ricchi e i potenti” che niente fanno per questi disperati che solcano il mare alla ricerca di pace.
Infatti, questi ultimi arrivi di barconi stracolmi di gente – uomini, ma anche donne e bambini – non hanno la caratteristica di chi scappa dalla fame e dall’indigenza e cerca di raggiungere un Paese che gli possa offrire un tozzo di pane, ma sono in massima parte gente che sfugge alle guerre e alle guerriglie che stanno infestando il nord africa, dopo le famose “primavere” che avrebbero dovuto regalare a quei disgraziati un bene prezioso – anche se per loro sconosciuto – la democrazia.
A quanto è dato sapere, i motivi per cui questa gente scappa dalla Somalia sono tre:la sicurezza della gente, in quanto la vita, in quei luoghi, non vale niente,  l’assenza di prospettive per il futuro e la terza ragione è la mancanza di dignità e di libertà.
Ed allora si comincia a pensare a migrare verso un luogo considerato amico, l’Italia; ma venire in Italia non è come andare da un luogo all’altro, si fa il biglietto e all’ora stabilita ci presentiamo alla partenza; in questi posti e in queste situazioni, la prima cosa è trovare i soldi ed allora la famiglia si indebita, vende tutto, per comperare la speranza che almeno uno dei loro figli abbia delle speranze per il futuro; e se quel figlio muore in mare muoiono con lui i sacrifici di una vita di intere famiglie. Ma a questa “prassi” sembra non esserci alternativa e quindi il sistema si perpetua.
In Italia si è sempre detto che il “problema migranti” non era da considerare una questione italiana ma europea; ma questa entità di Stati, senza una vera e propria fisionomia, non ha mai accettato tale incombenza e si è limitata a dare all’Italia dei “contributi”, diciamo meglio: delle elargizioni, delle mance e niente più, mai riconoscendo “a parole” che il problema doveva riguardare l’intera Europa.
La grande Germania, sempre pronta a criticare gli altri ma quasi mai disponibile a fare qualcosa per gli altri, nel 2008 inviò due guardie di frontiera a Lampedusa, un modo simbolico di partecipare ma soprattutto un modo per circoscrivere tale partecipazione; questa volta sembra che le cose stiano un poco cambiando: il Der Spiegel titola “Europa trauert, Europa mauert” il che significa Europa in lutto ma alza un muro; per la prima volta si ammette che la “mostruosa tragedia” di Lampedusa, come è stata definita su molti quotidiani, è un evento europeo che coinvolge tutti e non può essere addossato soltanto all’Italia.
E cosa potrebbe fare l’Europa? La risposta è senza retorica  possiamo rispondere “quasi nulla a breve tempo”, visto che per anni si è limitata ad assistere e, in molti casi a criticare la presunta (magari anche vera) inefficienza dell’Italia.
Ma la “Suddeutsche Zeitung”, ha mostrato la foto di alcuni bambini dietro il filo spinato, non a Lampedusa, ma in Germania, dove giungono via terra dai Paesi dell’Est e i tedeschi li chiudono nei campi, come noi; anche lì si sono avute proteste, evasioni di massa per marciare nei centri di alcune città e chiedere misure umanitarie.
Il Presidente della Repubblica tedesca, Gauck, ha affermato che “i naufraghi di Lampedusa sono esseri umani deboli, che cercano condizioni di vita migliori e la loro debolezza li espone a rischi maggiori; quel che avviene lede i valori della civiltà europea” speriamo che adesso ci sia maggiore collaborazione.

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