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lunedì, ottobre 07, 2013

BEATO IL POPOLO CHE NON HA BISOGNO DI EROI 



La frase del titolo è di Brecht ed è molto sintomatica, visto quello che sta succedendo in giro. Il pilota, Bruno D’Agata, 57 anni, con 26 mila ore di volo, a 2500 piedi di altezza mentre stava atterrando a Fiumicino, ha visto accendersi una spia lampeggiante che gli “comunicava” che un carrello non si apriva; con calma, dopo avere avvertito la torre di controllo, ha deciso di atterrare con due carrelli soltanto e la manovra è perfettamente riuscita: i 151 passeggeri sono usciti illesi dall’aereo.
Da qui a scambiare una perfetta manovra del pilota con un atto d’eroismo dello stesso pilota, il passo è brevissimo e così il nostro “eroe” è assurto agli onori della cronaca; egli – con la modestia dei grandi uomini – ha replicato: “manovra difficile ma non impossibile”.
D’altra parte, che cosa doveva fare il nostro eroe/pilota se non eseguire alla perfezione le manovre imparate sul simulatore? E ricordiamo che l’alternativa non era tra la leggenda e l’impopolarità, ma fra la vita e la morte, sua e dei passeggeri.
Quasi contemporaneamente, a Ragusa, un barcone di 8 metri che portava in Italia 200 nordafricani (eritrei) naufragato vicinissimo alla spiaggia, ha causato la morte di 13 migranti; i due delinquenti/scafisti, presi dal panico, hanno cominciato a gettare in acqua i passeggeri, colpendo con una frusta i più riottosi a scendere; fra i più veloci ad intervenire per cercare di salvare i profughi, c’è stato un maresciallo dei carabinieri , il quale si è lanciato in mare e ha cominciato a trasportare a riva i naufraghi; è riuscito a salvare molti migranti e quando ha visto che gli scafisti stavano cercando di riprendere il mare, si è lanciato nuovamente in mare ed è riuscito a bloccare uno dei due scafisti, mentre l’altro è stato fermato sulla spiaggia. L’”eroe” ha commentato in modo molto stringato: “ho fatto solo il mio dovere; vedevo le braccia alzate dei migranti che stavano affogando, sentivo le loro urla e mi sono gettato”.
Tanto per la cronaca, mi sembra opportuno riportare il racconto di uno dei sopravvissuti: “siamo partiti dalla Libia, pagando 2/mila euro ciascuno; il mare era agitato, ho visto morire molti nostri fratelli”; ed anche la tragica fine di uno scampato al naufragio è da narrare: mentre scappava verso la campagna cercando di dileguarsi è stato travolto da un’auto pirata sulla provinciale ragusana ed è in coma.
E così, anche in questo episodio, abbiamo i cattivi – gli scafisti – le vittime – i migranti – e l’eroe, il maresciallo dei carabinieri.
E andando un po’ indietro nel tempo, ricordate l’autista che con il suo Tir messo di traverso salva la bimba e compie un atto di civismo alla Topolino e se qualcuno lo chiama “eroe” s’arrabbia tremendamente, dato che si considera niente più che un essere umano “normalissimo”.
Però questa volta voglio chiudere lasciando l’amaro in bocca: come possiamo definire il gruppetto di bulli minorenni che a Milano hanno seminato il terrore tra la gente e i negozi, arrivando addirittura a terrorizzare un disabile in carrozzina?
Noia, ignoranza, bullismo; allarga le braccia un investigatore e aggiunge che tra i tanti ingredienti ci sono anche omofobia e razzismo.
Di questi reati vi fornisco un solo dato: tra il 2012 e il 2013 è stato registrato un aumento del 68% dei reati compiuti dai minori; a detta degli esperti, le cause scatenanti dei comportamenti deviati vanno ricercati negli ambienti in cui vivono: famiglia e scuola; “sembravano belve assetate di sangue e di violenza” riporta chi ha avuto la sventura di vederli o di vedere il filmato che li riprende.

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