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domenica, settembre 22, 2013

COME ERAVAMO 



Mi è venuto in mente di fare un breve excursus sulle “abitudini” che avevamo una trentina di anni addietro, in particolare per quanto riguarda la famiglia, intesa come madre, padre e figli e su come sono diventate adesso, con l’emancipazione.
Ho visto una madre di un piccolissimo bambino che se lo portava a spasso, oppure a fare compere, dentro un sacchetto appeso al collo; credo che trenta anni fa la puerpera sarebbe stata arrestata in flagranza di reato e accusata di sevizie a minore.
E invece sta meglio lì che nei famosi “port-enfant”, una specie di piccola branda ornata di pizzi e merletti in cui il piccolo – non ho mai capito il motivo – urlava invariabilmente e i passanti incoraggiavano la madre con i soliti discorsi “ci vuole coraggio, poi gli passa” e intanto succhiava tutti i gas delle auto.
C’è un’altra cosa che mi è rimasta impressa: il rapporto della puerpera con l’acqua; adesso, appena uscita dalla clinica in cui ha partorito, la madre si fa una bella doccia e si reca per una sistematina dal parrucchiere; una volta c’era una sorta di “quarantena” di cui non conosco l’origine, e nella civilissima Italia (non in Uganda), la puerpera non poteva toccare acqua per quaranta giorni; vi immaginate l’odore che la povera donna emanava? Forse, era un bieco tentativo della Chiesa di rimandare di molti giorni i primi contatti con il marito; penso male? Ma ci si indovina quasi sempre!!
E della coppia con il figlio che si reca in vacanza, vi ricordate? I genitori mangiavano a turno, mentre uno era sempre “di servizio” a origliare dietro la porta dove il pupo dormiva beatamente oppure aveva la solita bizza; adesso si cena con gli amici e si sente il respiro del neonato tramite un amplificatore sistemato tra i bicchieri e i piatti e quando esplode il pianto sembra un barrito seguito da una musichetta; la puerpera si alza con tutta calma e si dirige verso la camera del bimbo ma riappare quasi subito per informare i presenti: “al primo pianto l’orsetto elettronico si è messo a suonare la ninna-nanna di Brahms e il bambino si è riaddormentato subito”.
E quando poi il bambino diventa un po’ più grande, si prende tutte le maleducazioni dell’attuale generazione, nella quale nessun genitore osa dire no al marmocchio che si alza da tavola e scorrazza per la sala, saltellando sui divani vuoti.
E visto che ormai impera la società del “dire sempre si e mai no”, si alimenta quella società di cafoni screanzati che i bambini diventano da grandi.
E allora non scorrazzano più sui piedi dei commensali nella sala da pranzo della Pensione Eden, ma ce li ritroviamo a borgo di un potente SUV mentrei bloccano un paio di auto, parcheggiando tranquillamente la propria macchina in terza fila.
E posso continuare: avete mai visto un giovane o una giovane che cedono il posto in autobus ad una vecchietta male in arnese? Se ce ne sono qualcuno diventano delle specie protette, come i panda.
Ed il rapporto con la scuola? Avete mai visto un genitore dare ragione all’insegnante che si è permesso di redarguire il figlio mentre filma col telefonino durante la lezione? Il figlio ha ragione per definizione e l’insegnante – di ogni ordine di scuole – deve essere al “suo” servizio per insegnargli, con parole semplici e facilmente comprensibili, solo quello che lui o lei è interessato a comprendere.
E ricordiamoci tutti che questi giovani, poi crescono e diventano adulti e, quasi sempre più sono ignoranti e cafoni e più fanno carriera in questa disgraziata società e noi che, nel frattempo, stiamo inesorabilmente invecchiando, ne paghiamo le conseguenze con lazzi e frizzi ad ogni minima cedenza del nostro fisico non più integro.

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