venerdì, agosto 16, 2013
PAPA FRANCESCO ANCORA ALLA RIBALTA
Non smette di stupirci il Papa che viene
dall’altro Mondo, anche se i gesti che compie sono perfettamente “normali” ed è
proprio questa normalità che ci conquista, in quanto lo pone vicino ad ognuno
di noi.
Nel giugno scorso, una delle tante –
indubbiamente troppe – rapine a mano armata, il gestore di una pompa di benzina
veniva crivellato di colpi e lasciato morto stecchito sull’asfalto del suo
chiosco; era il vero punto di riferimento della famiglia cher, comprensibilmente,
è andata in tilt; in particolare il fratello il fratello non riusciva a
buttarla giù e ha postato sul facebook una frase dura, rivolta – da lui che
pure è cattolico osservante – proprio a Dio: “ti ho sempre perdonato tutto,
questa volta no, Dio, questa volta non ti perdono”; questo lo sfogo di Michele,
il fratello.
Analogo rimprovero era contenuto in una
lettera che il fratello ha inviato a Papa Francesco, forse soltanto per sfogare
la propria rabbia; e invece, proprio in questi giorni, ha sentito squillare il
proprio cellulare e ha sentito un “ciao Michele, sono papa Francesco”; dopo unb
attimo di sbandamento ha capito che non era uno scherzo e che quello era
veramente il Papa, un Papa che ascolta e che risponde agli sfoghi della gente
che soffre.
“Gli ho fatto un po’ di domande”, dice
Michele, anche se il contenuto della lettera e quello della telefonata non li
vuole rivelare; Francesco poi ha voluto parlare anche con Rosi, la mamma di
Michele, e questa, durante la telefonata, mentre il Papa le parlava ha
continuato ininterrottamente a piangere.
Dice ancora Michele che quella telefonata ha
rasserenato tutta la famiglia; dopo tanto male, tanto dolore, un filo di luce;
la lettera l’ho scritta di getto, è stata uno sfogo, l’ho fatto per mia madre,
per darle una speranza e perché sapevo che Francesco è uno diverso dagli altri
papi: io lo vedo come un amico e me l’ha dimostrato.
In occasione della fine del Ramadan Papa
Francesco ha rivolto un caloroso appello all’Islam, o meglio, ai “musulmani di tutto
il mondo” affermando che “la sicurezza della fede non ci deve rendere immobili
e chiusi, ma ci deve mettere in cammino per rendere testimonianza a tutti e
dialogare con tutti”; a testimonianza della modernità del Papa e del suo staff,
il pensiero di Francesco è stato espresso prima su Twitter e poi si è
trasformato nel messaggio indirizzato ai musulmani per la fine del Ramadan.
Nel messaggio il Papa esordisce spiegando la
scelta del nome di Francesco: “un santo molto famoso che ha amato profondamente
Dio e ogni essere umano, al punto di essere chiamato fratello universale”
Cristiani e Musulmani sono chiamati a
rispettare in modo reciproco la religione dell’altro, i suoi insegnamenti,
simboli e valori e a manifestare un particolare rispetto ai capi religiosi ed
ai luoghi di culto.
Ciò che siamo chiamati a rispettare in
ciascuna persona è innanzitutto la sua vita, la sua integrità fisica, la sua
dignità e i diritti che ne scaturiscono, la sua reputazione, la sua proprietà,
la sua identità etnica e culturale, le sue idee e le sue scelte politiche.
E questo rispetto “reciproco” ci deve portare
a pensare, parlare e scrivere dell’altro in modo rispettoso non solo in sua
presenza ma sempre e ovunque, evitando ingiuste critiche o diffamazioni.
Un lavoro quindi di “formazione” che non può
avvenire se non c’èil contribuito delle famiglie, delle scuole e degli organi
d’0informazione; dobbiamo formare i nostri giovani a parlare in modo rispettoso
delle altre religioni e dei loro seguaci.