domenica, agosto 18, 2013
"LO" ESCORT E IL FISCO
Non è un errore quel “lo” del titolo, in
quanto si tratta proprio di un maschio che intraprende la gloriosa carriera di
escort. E che c’è di male, direte voi!
Niente, rispondo io!! Ma andiamo con ordine e facciamo il fatidico passo
indietro.
Siamo nel 1958 e la famosa legge Merlin, dal
nome della senatrice che la propose, chiuse le case di tolleranza e introdusse
una nuova normativa per quanto riguarda il problema dei rapporti tra il cliente
e la prostituta: anzitutto viene abolito il reato di “prostituzione”, mentre
viene lasciato quello di “istigazione e sfruttamento della prostituzione”; alla
prostituta, cioè alla signorina o signora esercente il mestiere più antico del
mondo, viene lasciato solo il reato di “adescamento”.
Fin qui tutto chiaro? Spero di sì! E adesso
entriamo nel vivo del problema attuale e in particolare su quel “lo” del
titolo; cosa succede se il mestiere di cui sopra viene esercitato da un uomo? E
soprattutto se questo signore ha molto successo e guadagna cifre importanti che
gli permettono di tenere un alto tenore di vita?
È il caso di un signore di 39 anni che
chiameremo Mario e che esercita ovviamente in tutta Italia, ma in particolare
nelle zone del Nord tra Bologna e Mutilano; a questo signore è stata notificata
una cartella delle tasse dall’Agenzia delle Entrate di 200/mila euro (se paga
subito 70/mila a forfait).
Come ha fatto lo Stato a identificare i
guadagni del nostro “escort”? Semplicemente si è limitato a “presumerli” da
tutta una serie di parametri che vanno dai versamenti in banca ai locali
frequentati, insomma, dal tenore di vita, dato che il nostro Mario non figura in nessun
comparto produttivo.
Avrebbe potuto mettersi in regola comparendo
come “massaggiatore” e avendo prestazioni occasionali, ma dato che lui non ha
questa “qualifica”, risulta a tutti gli effetti senza un lavoro e non denuncia
quasi nulla.
Primo commento di Mario: “se lo Stato prende
una parte dei proventi del mio lavoro, allora è sfruttamento della
prostituzione” e partendo da questa affermazione chiarisce che uno Stato che
chiede le tasse a un escort ma non mette
in regola chi pratica questo mestiere, è ipocrita, o meglio, non trovo alcuna
differenza con un “magnaccia”.
Ma spostiamo il problema su “le” escort, cioè
le donne che praticano lo stesso lavoro del nostro Mario; queste signore o
signorine, pagano le tasse? Sembra proprio di sì, con la differenza che si
nascondono e quindi accettano di pagare mentendo su quello che fanno e stanno
zitte per vergogna e per non essere additate per quello che sono (una
prostituta).
Oppure, un altro scamotto che le escort
mettono in atto è quello di portare tutti i propri averi all’estero – sia gli
introiti che gli utilizzi – e con questo sistema lo Stato perde un sacco di
soldi; se invece sei un uomo, non hai nessuna vergogna a dire la verità sul tuo
lavoro - anzi ne vai fiero - e dire che
sei un accompagnatore a pagamento e quindi se lo Stato vuole parte dei tuoi
introiti deve darti in cambio quelle tutele sul lavoro che vengono date agli
altri cittadini.
Se a Mario si propone la riapertura delle
case di tolleranza e la conseguente abolizione della Legge Merlin (c’è una
raccolta di firme per un referendum che chiede l’abrogazione della legge), egli
– da esperto – afferma che al giorno d’oggi non avrebbero senso, però ci
vorrebbe un’assicurazione sulle e sugli escort, un sindacato, insomma essere
messi in regola come qualsiasi prestatore di servizi.
E allora aspettiamo il prossimo sciopero
degli e delle escort!! Chiaro il concetto??