giovedì, agosto 08, 2013
CONTINUA IL MAGNA MAGNA
Cominciamo dai partiti: nonostante tutte le
chiacchiere e le promesse sui risparmi per le spese degli apparati dei partiti,
la Camera ha
dato il via libera alla distribuzione dei rimborsi ai partiti per il 2013; lo
ha deciso l’Ufficio di Presidenza di Montecitorio.
Stiamo parlando di 56,3 milioni di euro dei
quali la Camera
dei Deputati ha concretamente autorizzato l’erogazione, sulla base dei suffragi
ottenuti alle ultime elezioni: 18/milioni per il PD, 18,6 milioni per il Pdl,
oltre 5/milioni alla Lega e 4 al Movimento 5 stelle, 3/milioni all’U.D.C.,
1.3/milioni a “scelta civica”, 1.1
a S.E.L.
Da notare che dei 56.3 milioni, solo 48.6
vanno alle forze politiche rappresentate alla Camera dei Deputati, mentre gli
altri riguardano partiti e movimenti presenti solo nei consigli regionali.
E pensare che tutti avevano “assicurato” gli
italiani che i rimborsi sarebbero spariti, ma se li lasciamo fare, i famosi
rimborsi dureranno fino alla fine dei secoli; e aggiungiamo che gli italiani si
sono già espressi in materia: con un referendum di alcuni anni or sono,
promosso dai radicali: il “no” ai rimborsi è passato con una percentuale
vertiginosa, ma nessuno ne ha tenuto conto; chiaro!! Capito la furbizia!!
Si sarebbe poi dovuto abolire le Province, ma
neppure Letta ce l’ha fatta; ha cominciato con un “decreto legge”, ma la Consulta ha detto che “il
decreto legge, atto destinato a fronteggiare casi straordinari di necessità e
urgenza, è strumento normativo non utilizzabile per realizzare una riforma
organica e di sistema quale quella prevista dalle norme censurate nel presente
giudizio”.
E allora, il massimo che Letta ha potuto fare
è stato di inventarsi un ddl chiamato “svuota Province” che prevede
l’istituzione di 10 città metropolitane che prendono il posto delle Province
sotto l’aspetto della funzionalità; non riesco a vedere il guadagno di questa
operazione, ma forse, anzi sicuramente, dipende da me.
C’è poi il caso delle cosiddette “pensioni
d’oro”; ricorderete che il Ministro Fornero del Governo Monti, ebbe a
promuovere un “contributo di solidarietà” del 5% sulle pensioni oltre i 90/mila
euro e del 10% oltre i 150/mila euro e con un successivo provvedimento, veniva
stabilito che tale contributo saliva al 15% per le pensioni oltre i 200/mila
euro.
Ebbene, la Corte Costituzionale
ha abolito questo provvedimento in quanto per un meccanismo di calcolo, si creava
disparità tra contributi di pensioni di privati e quelle delle pensioni per i
lavoratori pubblici.
Ora l’Inps dovrà restituire quello che – a
tutti gli effetti – è stato un “maltolto” che è andato avanti dal 2011 al 2013:
la cifra oscilla intorno ai 40/milioni di euro, cioè niente di esorbitante, in
quanto le pensioni che superano i 90/mila euro sono circa 33/mila e quelle che
superano i 200/mila ammontano a circa 1.200.
Se la cifra è limitata, è grande l’effetto
che produce sulla stragrande maggioranza degli italiani alle prese con
difficoltà ogni giorno maggiori; i Sindacati sono infuriati: “in Italia i
ricchi non piangono mai” affermano in un
comunicato graffiante.
Si può opporre che il “contributo di
solidarietà” è un’invenzione che non esiste in nessun’altro Paese europeo, ma è
altrettanto vero che in tutto il Vecchio Continente (dalla Francia, alla
Germania, alla Spagna, eccetera) le pensioni non sono tassate, oppure hanno un
prelievo assai ridotto e spesso solo simbolico.
Insomma, togliere un po’ di soldi a chi ne ha
tanti – sia esso un partito politico o un pensionato d’oro – è una fatica
improba che, molto spesso non approda ad alcun risultato; quindi continuano a
vincere “loro”?