venerdì, giugno 21, 2013
UN'ALTRA VITTIMA DELLA CRISI
Almeno è quello che si conosce, perché di
tante altre situazioni non veniamo neppure a conoscenza e quindi non possiamo
trattarle.
Vediamo allora quest’ultima vicenda: la
stampa titola “travolto dai debiti si taglia la gola”; messa così potrebbe
sembrare che uno scialacquatore – giocatore, donnaiolo o comunque sperperatore
– ha finito il denaro della famiglia e, dopo essersi indebitato, si toglie la
vita.
E invece le cose stanno in ben altro modo:
abbiamo un consulente aziendale di 62 anni, residente a Riccione, divorziato e
convivente con un’altra donna, il quale una di queste mattine ha acceso il
computer per controllare il suo conto in
banca.
Dopo aver digitato tutto l’occorrente, è
entrato nel file del suo conto bancario ed ha scoperto che la gente è bugiarda
– volontariamente o necessariamente – in quanto l’azienda per la quale tempo
addietro aveva fatto un certo lavoro e che varie volte gli aveva promesso di
pagare la notula di 4/mila euro, non lo aveva fatto, ripeto o perché non aveva
potuto o perché non aveva voluto.
Il nostro consulente aveva detto tra se e se
che quello che avrebbe trovato sul conto – cioè l’arrivo del bonifico o no –
avrebbe determinato la differenza tra vivere e morire e quindi si è “organizzato”
per mettere in atto l’insano (?) procedimento.
Ma si può morire per il mancato arrivo di un
bonifico di 4/mila euro? Certo, se questo si assomma ad altre situazioni tutte
“contro” il nostro consulente: abbiamo detto che di mestiere faceva il consulente
aziendale e in particolare di sistemi idraulici, ma la crisi stava strangolando
i suoi clienti e, di conseguenza anche lui.
Gli andava talmente male che di recente aveva
subito anche il fermo amministrativo dell’auto in quanto non riusciva più a
pagare né bollo né assicurazione.
Una quindicina di giorni addietro l’ultima
batosta: al banchetto dei corvi e degli sciacalli si è aggiunto anche il
principale esponente della categoria, quell’Equitalia che, con una apposita
cartella esattoriale gli chiedeva il pagamento di 3.500 neuro e questo ha generato il primo,
“timido” tentativo di suicidio: ha ingoiato un tubetto di pillole ed ha atteso
la morte, ma quest’ultima è stata preceduta dall’arrivo della nuova compagna
che lo ha salvato, scoprendo però un agghiacciante biglietto in cui ha potuto
leggere: “chiedo perdono ma non posso più sopportare questa situazione”.
Dopo questo tentativo “rientrato”, il nostro
sfortunato consulente si è messo in fiduciosa attesa del bonifico che l’azienda
per la quale aveva svolto un lavoro tempo addietro, gli aveva promesso di fare;
erano quattromila euro ed erano dieci giorni che aspettava invano; il giorno
prima una telefonata all’azienda e l’assicurazione che l’indomani il bonifico
sarebbe stato fatto; aprire il computer e non trovare la somma accreditata sul
suo conto ha generato lo stato in cui l’uomo ha messo in atto quest’ultimo
gesto.
La scena che la compagna ha trovato nel
garage dove l’uomo si era rifugiato è da film dell’orrore: lui a terra in un
mare di sangue con accanto tre coltelli da cucina ancora sporchi di sangue; ha
urlato, chiamato aiuto, e quando l’ambulanza è arrivata, gli operatori si sono
resi conto che l’uomo non era sopravvissuto a quello squarcio che si era
procurato alla gola; l’uomo aveva anche varie ferite superficiali al petto,
all’altezza del cuore, segni inequivocabili di chi ha tentato di uccidersi e
non c’è riuscito.
Ma l’istinto di sopravvivenza aveva vinto
solo il primo round; al secondo l’uomo ci ha ripensato, ha visto la sua vita
come un film mandato veloce ed ha deciso di farla finita squarciandosi la gola
con un coltellaccio da cucina, Non trovo parole adatte!!