giovedì, giugno 13, 2013
GIOVANI E GIOVANISSIMI
Sono loro i protagonisti di queste mie
riflessioni (amare) e saranno loro (sicuramente) i protagonisti del nostro
futuro; ebbene, cosa hanno combinato per essere balzati così prepotentemente
alla ribalta?
A Desenzano uno studente 17enne entra a
scuola con un fucine da caccia nascosto dentro una custodia per un “basso” e
minaccia di aprire il fuoco a casaccio dalla finestra della sua aula. Cercano
di calmarlo e lui si allontana dall’aula per andare in un’altra dalla quale ripete
le stesse minacce; infine – ai carabinieri allertati dal Preside – si consegna
tranquillamente, consegnando loro sia l’arma che le trenta cartucce che si era
portato. Gli hanno chiesto le motivazioni del gesto e lui ha detto: “sparo su
qualcuno perché voglio giustizia; nel mondo c’è troppo egoismo, troppa
insensibilità; io sono una persona sensibile, sono un pacifista”. Alla
faccia…!!
Il secondo esempio non parla di “uno” ma di
“alcuni”: in una scuola elementare di Firenze, una banda di “bulletti” prende
di mira un bambino di dieci anni, lo tortura, lo offende e infine lo lega ad
una sedia per giocarci meglio; il ragazzo racconta la cosa ai genitori che
intervengono con la Preside,
arrivando addirittura a chiedere i danni alla scuola; la Preside così ha commentato
l’episodio: “forse non si sono resi conto di aver superato i limiti”, come se
atteggiamenti del genere abbiano dei “limiti” consentiti ed altri che superano
il consentito. Ma mi faccia il piacere!!
Chiaro che i bulletti ci sono sempre stati, ma
le autorità scolastiche (insegnanti e preside) debbono tutelare coloro che “non
lo sono” e per questo diventano bersaglio dei violenti; in che modo? Sono
ragazzini e quindi bisogna prima di tutto informare la famiglia che, quasi
sempre, tenderà a dare ragione al figlio violento, ma anche loro sono da “educare”.
E adesso andiamo nel “pesante”, cioè nelle
mani sporche di sangue: i primi che ebbero l’onore della ribalta furono i
“fidanzatini” Erika e Omar che fecero letteralmente a fette la madre e il
fratellino di lei; mentre il giovane è scomparso dalla ribalta, lei ancora
cavalca l’evento e adesso è addirittura “libera” dopo soli 11 anni degli appena
16 che le erano stati inflitti per il massacro familiare.
La ragazzina è stata fotografata in varie
“situazioni”, dalla partita di palla a volo ai concerti di chitarra ed
all’equitazione; peraltro, il giudice di sorveglianza ha dichiarato che Erika
non si è ancora “ravveduta” in quanto tra tutte le gioconde attività tese al
suo recupero, non ha avuto il tempo materiale di riflettere sulla efferatezza
compiuta.
Il percorso della ragazzina, infatti, l’ha
vista per brevissimo tempo in galera e poi in comunità, fra musica, ippica,
preti che si esaltano nell’opera di redenzione e giudici che decantano la buona
condotta.
E si arriva così all’indulgenza plenaria
concessa da una giustizia molto più spietata con i “pensionati” che rubano una
scatola di tonno al supermercato che con le giovani che delinquono in
tenerissima età.
L’ultimo caso di “fidanzatino” con le mani sporche
di sangue è quello del giovanissimo che ha accoltellato la fidanzata poi ha
preso una tanica di benzina e l’ha bruciata quando ancora non era morta; la
vicenda, veramente allucinante per uno come me, si svolgerà con una giustizia
che per i giovani - e ancor più per i
giovanissimi – ha un occhio particolarmente benigno e, grazie all’intervento di
tanti sociologi e psicologi, alza il solito grido che a me appare come una
sorta di resa incondizionata: “non bisogna punire ma rieducare!”. Ma fatelo se
vi riesce!!