martedì, giugno 11, 2013
FAR RIPARTIRE I CONSUMI
La situazione della produzione industriale
del nostro Paese continua ad essere fortemente preoccupante; ovviamente –
almeno a mio giudizio – il calo dalla produzione è dovuto al crollo dei
consumi, tornati in alcuni comparti al livello degli anni ’80, tanto da mettere
in ginocchio la maggioranza delle imprese, in particolare quelle che sono
concentrate sul mercato italiano.
Mi sembra che il governo attuale, ma anche
quello precedente, non metta in relazione i due elementi – industrie e consumi
– se non con elementi collaterali che difficilmente farebbero risollevare gli
acquisti degli italiani.
Sicuramente l’azzeramento dellì’IMU a chi ha
una sola casa di proprietà è una mossa auspicabile, soprattutto sotto il
profilo della giustizia sociale, ma non applicarlo alle attività produttive è
sbagliato sotto il profilo della situazione in cui va ad incidere questa mossa:
le PMI (Piccole e medie imprese) debbono essere aiutate a stare in piedi e
togliere loro qualsiasi balzello sarebbe cosa auspicabile per evitare il tracollo
dell’azienda e quindi la fuoruscita dei lavoratori.
Ed in particolare, mi riferisco alle imprese
che non possono, per tipologia di prodotto, esportare, come l’editoria, i
supermercati, i concessionari di auto, ed altre; ecco, se possibile a questi
comparti dovrebbe essere ridotta l’IMU o, meglio ancora, abolita.
Insomma, ricordiamoci che sono i consumi la
vera chiave per ridare un po’ di ossigeno alle nostre imprese e quindi dobbiamo
agire con molta cautela su coloro che potrebbero ancora “consumare”, alla
faccia della crisi.
Alludo, in particolare, ai ceti medio alti
che risentono in maniera molto limitata della crisi; ebbene, questi individui
ormai spendono solo quasi interamente in Svizzera, Montecarlo e Francia,
facendo collimare una bella gita con degli acquisti importanti che, per effetto
del nostro redditometro, li getterebbe nell’occhio del ciclone.
Ed allora, ecco un’idea che non è mia, ma è
già in funzione da sempre in altri Paesi, ad esempio negli Stati Uniti:
consentire la deducibilità dalle tasse delle spese per beni durevoli
(automobili, hifi, high tech, elettrodomestici importanti, arredamenti ed
accessori per la casa) abbasserebbe indirettamente la pressione fiscale e
diventerebbe così un incentivo a consumare.
La detrazione di tali acquisti da parte dei
consumatori in più anni – sulla base del costo – e vincolata all’entità del
reddito dichiarato, eviterebbe la diminuzione delle entrate tributarie ed anzi
potrebbe addirittura farle aumentare.
Come accennavo sopra, in molti Paesi evoluti
– USA compresi – la detrazioni di certi tipi di spesa è consentita da sempre;
perché non tentare anche da noi la medesima operazione?
Forse perché il populismo imperante nel
nostro Paese vedrebbe tale operazione come un regalo che viene fatto ai
“ricchi”?
E invece, non è questo il modo per andare a
toccare gli interessi delle persone agiate: essi, infatti, vanno a fare le
spese di una certa rilevanza dove il fisco consente loro di compiere
l’operazione senza nessun danno futuro; e sia chiaro che di Paesi che si
comportano così, ce ne sono a bizzeffe nella nostra “puritana” (a parole) Europa.
Insomma, la mia è solo un’idea: stante il
continuo calo dei consumi, mi sembra condizione irrinunciabile cercare di
stimolarli in ogni modo possibile; certo che se togliamo parti di introiti con
tasse o altri balzelli, non possiamo aspettarci niente di positivo nel modo di
affrontare il capitolo delle spese da parte dei consumatori.