martedì, maggio 28, 2013
UNA CONTRADDIZIONE
Ci viene detto in tutte le salse che il problema dei problemi è la
disoccupazione giovanile; ebbene, sembra che uno dei pochi comparti che stia
accogliendo i giovani sia quello agricolo, tant’è vero che sono già quasi
60/mila le aziende agricole gestite da under 30.
Ma vediamo qual è la situazione dei giovani rispetto all’agricoltura:
uno su tre confessa candidamente di non aver mai preso in mano una zappa, ma
ciononostante il lavoro dei campi affascina un numero sempre maggiore di studenti e giovani disoccupati tra i 16 e i
25 anni; ma forse il dato che colpisce maggiormente è che al 42% dei giovani
piacerebbe fare il contadino, se solo avesse il terreno.
Con questi dati e con la disoccupazione sempre in aumento, è per lo meno
contraddittorio dover constatare che la tendenza a sottovalutare il comparto
agricolo da parte dei nostri governanti, continua ancora adesso, dalla metà del
secolo scorso in cui era iniziata.
L’agricoltura sembra l’unico settore produttivo che non ha un seguito
mediatico, in quanto viene il più delle volte abbandonato a improvvisatori di
professione, quando addirittura non viene nemmeno considerato.
Avremmo invece più che mai bisogno di
sostenere la nostra agricoltura, nel suo eterogeneo insieme agro-silvo-pastorale,
che va dalle piccolissime alle grandi imprese e dai prodotti di nicchia a
quelli di largo consumo.
Specialmente adesso che si è scoperto
l’appeal che l’agricoltura emana verso la gioventù, sarebbe auspicabile ridarle
nuova energia con un progetto strategico nazionale condiviso; prima che sia
troppo tardi; non si può più mirare ai giorni nostri ad uno sviluppo
socio–economico senza assicurare alla gente che vi partecipa, una dignitosa
qualità della vita a cominciare dalla disponibilità del pane quotidiano e di
una univoca tutela agro-ambientale.
La crescente insufficienza delle produzioni
alimentari mondiali insieme al progressivo esaurimento delle superfici
coltivabili dell’intero pianeta, nonché al previsto incremento della domanda
dei prodotti agricoli (per l’aumento della popolazione e dei consumi
individuali) non rendono più possibile fare assegnamento sul mercato globale
considerandolo una inesauribile fonte di prodotti alimentari, con l’aggiunta
dei prezzi accessibili per tutti.
Ogni Paese lungimirante dovrebbe aiutare gli
agricoltori a trovare condizioni che consentano di coltivare i campi traendo da
questo un reddito sufficiente.
Se guardiamo al futuro e nella consapevolezza
dei gravi rischi ai quali sta andando incontro la nostra agricoltura – e quindi
l’intero comparto produttivo del Paese – bisogna far riemergere il senso di
responsabilità di tutti e stimolare il coraggio degli agricoltori, specialmente
dei più giovani, prima che possa considerarsi l’assurda e disastrosa idea che
l’agricoltura non sia un’attività indispensabile.
E invece, specie ora che si è scoperto come i
giovani amino il ritorno ai campi, bisognerebbe che la classe politica
dirigente guardasse il comparto agricolo con un occhio particolare, altrimenti
si creerebbe quella contraddizione di cui parlo nel titolo: i giovani amano la
campagna, la campagna ha forti possibilità di sviluppo occupazionale, ma la
classe dirigente non se ne accorge e rischia così di perdere l’occasione.
Ed a rimetterci sarebbero, ovviamente, i giovani!!