domenica, maggio 26, 2013
RICREARE IL LAVORO
Se fossi al posto di Letta tu cosa faresti
per ridare lavoro ai nostri disoccupati? In un recente convegno su lavoro,
legge Fornero e dignità dei lavoratori, quasi tutti gli intervenuti hanno
proposto ricette assai generiche.
Facciamo una premessa: pur in epoca di
spending review non è accettabile che un lavoratore venga pagato 3 euro l’ora
netti; e questo anche in Regioni civilissime e socialmente avanzate.
Sia chiaro che ricette miracolose non
esistono, ma prima di tutto andrebbe rispettata la dignità del lavoratore, il
che significa “giusto salario”, altrimenti poi non meravigliamoci per gli
scandalosi salari percepiti dai lavoratori del Bangladesh e zone viciniore.
Quindi, pur concordando il tutto con
l’Europa, dovremmo passare da una politica dei tagli ad una forte politica
industriale incentivata dallo Stato, che ci consenta di invertire la spirale
perversa in cui siamo caduti superando il patto di stabilità; e al tempo stesso
introdurre parametri più tolleranti.
In questo contesto, passare all’operatività,
con un nuovo patto tra le imprese e i sindacati che punti ad una maggiore
produttività. Rinunciando a qualche diritto acquisito, ma pretendendo di
condividere i maggiori guadagni che lì’Impresa raggiungerà per effetto di
questa novità.
Altro elemento da prendere in seria
considerazione è il pretendere che concetti quali aumento di produttività e
meritocrazia vengano introdotti anche nella Pubblica amministrazione che ha al
suo interno un potenziale “sotto utilizzo” che in questo momento di crisi non
ci possiamo permettere assolutamente.
Questi obiettivi potrebbero poi essere
sostenuti da un programma straordinario almeno triennale che preveda la
detassazione e decontribuizione per i “neo assunti” a prescindere dalla loro età.
Proviamo a mettere in campo una
considerazione: coniugare rispetto della dignità del lavoro e sviluppo
economico è possibile, come testimoniano alcune esperienze tedesche, quali
quelle alla Wolkswagen o, per restare in Italia, quelli sperimentati con successo
alla Nuovo Pignone di Firenze ed alla “Pont-tech” di Pontedera che hanno descritto
in un recente convegno la loro esperienza positiva in chiave di rispetto
massimo per il lavoratore.
Non dimentichiamoci che il lavoro è diventato
un valore solo con la Rivoluzione
Industriale”, sia per i liberali che per i marxisti; in
precedenza il lavoro non era un valore; c’è chi addirittura dubita che nelle
società preindustriali esistesse il concetto così come noi lo intendiamo
adesso, ma piuttosto esisteva il “mestiere” che è cosa ben diversa in quanto,
sia in epoca feudale che medioevale, era nobile chi non lavorava, mentre
l’artigiano e il contadino lavoravano solo per quanto gli bastava; gli altri
erano dei “miserabili” e vivevano – quando ci riuscivano – solo di carità
altrui.
Con la Rivoluzione industriale cambia anche il modo di
concepire “il lavoratore”; il signore, il maestro artigiano, il padrone della
bottega non considera i propri dipendenti una “merce” che si può vendere e
comprare; i rapporti sono talmente intrecciati che il valore economico delle
reciproche prestazioni ne rimane inglobato; oggi invece il lavoratore è una “persona”
come un’altra, tanto che gli viene riservato un trattamento assolutamente
“umano”, ma niente più.
Se vi sembra che abbiamo fatto dei grandi
progressi?? Ricordiamoci che il servo casato del feudatario era considerato una
persona e non una cosa!! Chiaro il concetto!!