sabato, maggio 04, 2013
ITALIA: CASA PERICOLANTE?
La casa resta pericolante, ma almeno si
comincia a metterne qualche parte “in sicurezza”, transennata, lesionata, insomma
ai limiti dell’abitabilità, ma ancora in piedi.
Per cercare di rimettere in sesto l’edificio
pericolante, abbiamo avuto due interventi: il primo è stata l’elezione di
Napolitano alla Presidenza della Repubblica e il secondo il nuovo governo, affidato a Enrico Letta che
è strettamente impegnato a cercare di sistemare le cose.
Quali cose? Semplice: anzitutto il problema
del lavoro, con la disoccupazione che ogni mese batte il suo record precedente;
viene poi la pressione fiscale per famiglie e imprese: a questo proposito ci
sarà la prima grana che attende il nostro Letta, cioè il fatto che Berlusconi –
alleato nella compagine governativa – abbia promesso in campagna elettorale,
che se lui andava al governo, avrebbe cancellato l’IMU e avrebbe addirittura
restituito ai cittadini quanto pagato in precedenza.
Tutta l’operazione costerebbe, all’incirca,
la cifra non proprio indifferente di 8/miliardi di euro e, manco a dirlo, il
nostro bilancio non li ha.
Letta sta facendo il giro dei “potenti”
d’Europa – Merkel, Hollande, ecc. – per presentare l’Italia e per comunicare
loro che se continuiamo ad applicare il principio dell’austerità ad ogni costo,
il nostro Paese non ha futuro e quindi bisogna affrontare un nuovo periodo,
quello della “crescita”.
In questa ottica si collocano le “spese” che
Letta ha già indicato come possibili – IMU, Iva, taglio del cuneo fiscale, ed
altro per complessivi 20 o 25 miliardi -
e che saranno all’attenzione anche dei nostri partner europei che. In un
modo o nell’altro, verranno convinti a darci una mano.
Nel campo della produzione, in vista di
assunzioni di cui si sente una grande necessità, abbiamo il già citato cuneo
fiscale, la creazione di un sistema che renda meno costoso l’assunzione del
personale; in sintesi, si mette il denaro direttamente nell’economia e si cerca
di rendere più scorrevole tutto il meccanismo di chi produce.
Tutto questo è chiaro che costerà una
montagna di soldi che non potremo prendere da nessuna parte, ma ricercare, nel
bilancio dello Stato, tutti quei capitoli “inutili” dei quali esiste anche un
preciso appunto nelle relazioni dei 10 saggi che sono diventate una sorta
di decalogo per il governo.
Enrico Letta ha un vantaggio: guida un
governo che potremmo definire bizzarro, anomalo, sostenuto da una maggioranza
molto strana, ma è anche un governo forte, forse addirittura fortissimo perché
tutti sono consapevoli che è una specie di ultima spiaggia; se va male questo
si torna al voto e di coloro che partecipano all’esecutivo, nessuno sembra
guadagnarci.
Il messaggio che Letta ha mandato agli
italiani recita, grosso modo, così: il “finto” benessere dell’altro giorno va
dimenticato, ma questo può diventare comunque un paese civile e di benessere
diffuso.
Ci stiamo fregando le mani perché i mercati
stanno “votando la fiducia” a questo governo, ma non dimentichiamoci che il
precedente era peggio e quindi il pur lieve miglioramento, genera qualche punto
di aumento e, contemporaneamente, qualche punto di meno nel fatidico spread.
Comunque sia, Letta può presentarsi ai
“grandi” dell’Europa alla guida di un governo che, dopo aver fatto i suoi
compitini, ha cambiato classe dirigente, anche se qualche vecchio arnese
continua a restare agganciato alla diligenza, sperando…nel futuro.