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martedì, aprile 30, 2013

SVIZZERA: STOP AI LAVORATORI U.E. 



Non è una bella notizia, specie ora che il numero degli occupati scende sia in Italia che in molti altri Paesi U.E., ma la Svizzera, con un provvedimento che non ha motivazioni – se non il prossimo referendum “contro l’immigrazione di massa” – ha deciso che i cittadini dell’U.E,. nei prossimi dodici mesi avranno un accesso limitato al mercato del lavoro svizzero.
In concreto, il provvedimento delle autorità elvetiche, dando priorità a imperativi di politica interna e sfidando la scontata reazione critica di Bruxelles,  ha deciso di attivare una speciale “clausola di salvaguardia” prevista dagli accordi di libera circolazione tra la Svizzera e l’U.E., per frenare il numero di lavoratori che continuano a giungere nel ricco e agognato Paese.
La norma rinnova, dal prossimo primo maggio, il contingentamento deciso l’anno scorso relativamente ai permessi di “lunga durata” per i cittadini degli otto Paesi dell’Europa Orientale (chiamati Ue-8) e, nel caso che si dovessero raggiungere i valori “soglia”, estenderà il blocco – come previsto – anche agli analoghi permessi per i cittadini degli Stati dell’Europa occidentale e meridionale (chiamata Ue-17), tra cui l’Italia.
Il Governo svizzero ha precisato che la limitazione a circa 2.180 permessi per gli Stati dell’Ue-8 e a 53.700 permessi per gli Stati dell’Ue-17, varrà per un anno.
E’ stato precisato anche che non saranno introdotte restrizioni per i permessi di breve durata (al massimo un anno).
Il Ministro svizzero di giustizia e di polizia, la signora Simonetta Sommaruga, ha rassicurato che “attivare la clausola di salvaguardia non è un atto ostile verso l’Ue; siamo amici e lo resteremo”.
In questi giorni la signora Sommaruga incontrerà gli Ambasciatori dei Paesi dell’Ue per spiegare meglio la decisione; ma intanto Bruxelles ha “deplorato” la scelta di Berna, pur riconoscendo che l’accordo Ue-Svizzera “permette di invocare la clausola di salvaguardia”.
Un’altra signora – Catherine Ashton alto rappresentante del Consiglio Europeo, in pratica il “ministro degli esteri” – si è mostrata invece molto contrariata dalla decisione degli svizzeri, dichiarando che “le misure emanate da Berna, sono contrarie all’accordo di libera circolazione delle persone, perché fanno differenze tra gli stati membri”.
Uno dei motivi possibile per l’instaurazione della norma è la rilevazione che negli ultimi anni il numero di stranieri entrati in Svizzera ha superato di 60-80mila unità quello degli emigranti.
Le autorità hanno considerato troppo rilevante il dislivello, anche in previsione del prossimo referendum “Contro l’immigrazione di massa” promosso dal partito di destra Udc/Svp.
Tralascio qualsiasi giudizio sulla validità o meno del provvedimento e mi limito a osservare che in Svizzera – forse per la precisione insita in quel popolo – le cose vengono fatte molto seriamente ed anche l’immigrazione fa parte delle cose che lo Stato considera seriamente e sulla base dei risultati, prende delle decisioni, giuste o sbagliate che siano; non è la stessa cosa che intravedo nel nostro Paese, dove qualsiasi decisione è soggetta a modifica per l’intervento di questo o quel pezzo grosso che ha interessi nel mondo petrolifero; oppure il partito “XY” si erge a tutore di qualche gruppo etnico perché lo ritiene potenzialmente un proprio sostenitore politico; chiaro??

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