mercoledì, marzo 13, 2013
PER IL PAPA SARA' ITALIA - BRASILE ?
I 115 porporati sono da poco entrati nella
Cappella Sistina e in abito rigorosamente corale si recano in solenne
processione cantando Veni Creator; i soliti “bene informati” sussurrano che
questa volta l’elezione avverrà velocemente perché – a detta loro – si sono
creati due fronti e quindi basta che se se ne cominci a sfaldare uno, per dare
la vittoria all’atro; in teoria la cosa non è sbagliata, ma qui – lo ripeto per
l’ennesima volta – non si sta eleggendo il nuovo Presidente dell’ENI, ma il
rappresentante di Cristo sulla Terra e mi sembra impossibile che il citato
Cristo – direttamente o attraverso lo Spirito Santo – non ci voglia mettere lo
zampino e guidare l’operazione come a lui sembra meglio.
Le voci dei giornalisti fanno leva su un
nuovo slogan: “sarà un match Italia-Brasile, intendendo con questo che le due “squadre, hanno il loro
“capitano” – Scola per l’Italia e Scherer – per il Brasile; quest’ultimo –
arcivescovo dell’immensa San Paolo, avrebbe molti sostenitori anche all’interno
della Curia romana, stante la sua presenza per diversi anni, presenza che gli è
valsa conoscenza e amicizie con coloro che “contano”.
A dire la verità, sempre i cosiddetti bene
informati, ci dicono che entrambe le “squadre” non hanno i numeri per fare
eleggere il proprio capitano e quindi dovranno cercarseli al di fuori delle due
formazioni, ma questo ovviamente non subito, ma quando le votazioni si
susseguiranno senza esito.
Cos’ a occhio, senza averli mai incontrati,
ma solo visti in fotografia, entrambi non hanno una bella immagine del proprio
volto, il quale appare sempre corrucciato come se al poveretto fosse capitato
di dover portare tutti i problemi del mondo; sarà pure così, ma non lo facciamo
vedere.
Un’altra “voce” che sarebbe uscita dal
collegio cardinalizio è quella che vorrebbe favorito l’austriaco Schonborn in
caso di ripetute votazioni “bloccate” su un dualismo che non si risolve;
l’austriaco – ovviamente proveniente dall’entourage di Ratzinger – sarebbe in grado
di calamitare i voti di americani, tedeschi e sudamericani, stante la sua
posizione critica nei confronti di Sodano e dell’attuale Segretario di Stato,
Tarcisio Bertone.
Questa volta si vuole che i cardinali
statunitensi cerchino di accaparrarsi “il titolo”, seguendo il banale quanto
giustificato ragionamento: rappresentiamo la Nazione più potente e con maggiori cristiani e
sarebbe doveroso che avessimo anche il Papa; non è facile dar loro torto, ma quello
che ci sarà da ricordare – a loro e a tutti gli altri – che sopra a tutti loro
ci sarà un’entità ben più alta e potente che stabilisce pregi e difetti e che
assegna la carica.
Insomma, quando il fumo proveniente dalla
stufa, cambierà colore, avremo contezza che “qualcuno” avrà raggiunto il numero
di voti sufficienti per essere eletto ed allora, comincia una seconda attesa:
l’occhio passa dalla fumata alla terrazza con baldacchino da cui si affaccerà
il cardinale protodiacono che pronuncerà la frase di rito: habemus papam” e
dirà il nome prescelto dal vincitore che in quel momento viene annunciato e mostrato
al Mondo intero.
Per scaramanzia, chiudiamo con un caso di “cardinale
entrato in conclave come Papa e uscito come cardinale” nel 1978 il Cardinale
Giuseppe Siri era largamente in testa ad una non lunghissima lista di papabili:
una sua improvvida risposta ad una domanda sul significato di collegialità
episcopale, gli fece perdere tutto il vantaggio e si ritrovò nuovamente in
mezzo al gruppo; quindi attenti a quello che dite!!