giovedì, marzo 21, 2013
LA SCOPERTA DELLA VERA FELICITA'
L’organizzazione internazionale delle Nazioni
Unite, dopo tante “giornate” dedicate a cose ovvie e non memorabili (es.
abolizione della schiavitù, lotta alla discriminazione razziale) ne ha dedicata
una – proprio in questi giorni - ad una realtà che sembra banale ma che invece
diventa sempre più della massima importanza: ha indetto la prima giornata
internazionale della felicità.
Ma cosa rappresenta questa benedetta
“felicità”? Non è facile neppure elaborare un concetto che sia comune a tuti e
che rappresenti il loro concetto di felicità; certo che, per prima cosa,
dobbiamo dire con forza che l’equiparazione della felicità al reddito posseduto,
è assolutamente fuorviante, in quanto – seguendo questo parametro – il Giappone
– terza potenza industriale del Mondo – oggi dovrebbe essere felicissimo, visto
che è 7 volte più ricco di quanto lo fosse 50 anni fa, senza però che i
cittadini abbiano avvertito questa escalation e siano più felici.
Tutti gli Istituti specializzati in questo
settore, affermano che la felicità vera, quella autentica è inspiegabile e
imprevedibile e non dipende dall’aver raggiunto un obiettivo, ma è un momento
celestiale che sfugge alla programmazione umana.
Se non possiamo imparare ad essere felici,
vediamo se almeno possiamo riuscire a “non essere infelici”; sembra che anche
in questo meandro non ci caviamo le gambe: dato che non abbiamo sotto controllo
gli elementi che possono renderci infelici e quindi non possiamo
colpevolizzarci con frasi del tipo “se avessi fatto questo…”, “ se non avessi
fatto questo..”.
Quindi, per ovviare all’infelicità umana
esistono solo due strade: la prima consiste nel “credere fermamente” in una
felicità ultraterrena, in un altro Mondo; la seconda è rassegnarsi a subire
delle sofferenze senza ingigantirle troppo.
Ma nonostante questa aleatorietà sui giudizi
scientifici, abbiamo l’Università di Leicester che indica il Bhutan tra i dieci
Paesi più felici del Mondo; il piccolo regno asiatico – è piccolo come la Svizzera – ha un prodotto
interno lordo tra i più bassi, eppure l’aspettativa di vita è arrivata a 66
anni in poco tempo e inoltre non esiste la malnutrizione e l’analfabetismo e la
violenza e la criminalità sono ridotte al minimo; inoltre – udite, udite – la
corruzione non esiste!!
Per giungere a questi risultati, il Bhutan ha
deciso di sostituire il Pil con un altro indicatore che ha chiamati “F.I.L. –
Felicità Interna Lorda”, cioè la felicità degli abitanti e per fare questo ci
si basa su quattro parametri: la preservazione delle tradizioni e
dell’ambiente, la crescita economica e il buon governo.
Come si può vedere, se andiamo a lavorare su
parametri sul tipo di quelli, ormai vecchi e stantii, che sono presenti anche
adesso, scopriamo che possiamo ottenere un altro indice, quello della “felicità
planetaria”, basato su quattro componenti: la soddisfazione di vita secondo
l’opinione degli abitanti, l’aspettativa di vita, il fattore “happy life years”
e l’impronta ecologica; ebbene, secondo questa classifica che utilizza i
parametri sopra citati, il Paese più felice del Mondo è il Costa Rica, seguito
dalla Repubblica Dominicana e dalla Giamaica; tra i Paesi industriali, l’Olanda
è al 43° posto, l’Italia al 69°, la
Francia al 71° e la Gran
Bretagna al 74°.
E per finire, sappiate che i ricchissimi
Stati Uniti, primi in tutte quelle classifiche dove conta la ricchezza, sono al
114° posto, molto al di sotto di Cina (20°) e India (35°). Chiudo con una
battuta di Jerry Lewis: “la felicità non esiste; di conseguenza non ci resta
che provare a essere felici senza”.