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giovedì, febbraio 21, 2013

SORPASSO 



Alla fine del 2012, secondo una fonte americana (Bloomberg), la Cina è diventata la prima potenza commerciale al Mondo, superando così gli Stati Uniti: il dipartimento per il Commercio Americano ha rilevato che la sommatoria delle esportazioni e delle importazioni si è attestato sui 3.820/miliardi di dollari; di contro l’amministrazione doganale cinese ha fatto sapere che il totale di export ed import a fine 2012 ha toccato i 3.870/miliardi di dollari; quindi la Cina ha strappato all’America la prima posizione.
Per la verità, un dato  manifesta una sorta di controtendenza:infatti, mentre la Cina ha registrato un surplus commerciale – differenza tra export ed import – di 231,1/ miliardi,  gli Stati Uniti hanno fatto registrare un saldo di 727,9/miliardi.
Ovviamente, come era prevedibile, questo exploit cinese è stato sostenuto grazie ad una quantità sconfinata di manodopera a basso costo; inoltre, se guardiamo la situazione sotto il profilo demoscopico, vediamo che negli ultimi 30 anni  il tasso di fertilità – il numero di bambini che ogni donna dà alla luce – è sceso da 2,6 a 1,56; la popolazione cinese sta invecchiando alla stessa velocità con cui sta crescendo la sua economia: nel 1980 la “mediana” dell’età cinese era di 22 anni, oggi è di 34,5, per cui la forza lavoro, che oggi è di 34,5, calerà di 11 punti.
In mezzo a questi giganti, mettiamoci il becco per vedere come ci potremmo comportare – fatte ovviamente le debite proporzioni – per raddrizzare la situazione dell’intera Europa: per la verità lo scorso dicembre i profitti dell’industria cinese sono aumentati del 17,3% dopo un altro aumento del 22,8 in novembre; per il 2013 è previsto un aumento non inferiore al 30%.
La Cina diventa sempre più ricca e l’Italia sempre più povera (come del resto l’Europa); sembra una cosa così banale che non ci soffermiamo neppure un attimo a riflettere sui motivi che determinano questa situazione; come dicevo sopra, la situazione è “banale”, cioè le nostre industrie non sono competitive e licenziano, in quanto a parità di qualità hanno un costo del lavoro dieci volte più alto, per cui o vanno a produrre in Cina o chiudono; altre soluzioni non ce se sono.
Se ne era affacciata una che sembrava promettente e cioè quando nei trent’anni del paradosso voluto da Deng Xiaoping, invano abbiamo atteso che l’economia libera facesse saltare il sistema illiberale dell’ultimo gigante totalitario; c’è stato poi l’episodio di Piazza Tienanmen, ventitre anni fa, ma si è rivelato come era nella realtà: un episodio che il sistema ha saputo gestire con acume, soffocandolo all’interno della corsa al consumismo..
Continuiamo  a parlare di “bassi redditi”: ad oggi il reddito pro capite della Cina è di 8/mila dollari l’anno, quattro volte meno che in Italia e sei volte meno che negli USA; è storia nota, così come nota dovrebbe essere un’altra realtà: siamo stati noi occidentali, facendo entrare la Cina nella Wolrld Trade Organisation, a regalarle la corda con la quale ci sta strangolando.
E i nostri leader politici che tra meno di una settimana si sfideranno per le prossime elezioni cosa ne pensano? Se dovessi giudicare dall’assordante silenzio che sentiamo sulla vicenda, sarei perplesso,  eppure mi sembra più importante del rebus “Vendola si – Vendola no”, oppure “Grillo che cosa vuole??” e via di questo passo.
Insomma, o ci rassegniamo a soffocare del tutto, oppure riusciamo a toglierci  il cappio che ci hanno messo al collo; ma chi di noi ne avrà il coraggio di rilanciare la produzione in modo da riassorbire la disoccupazione??

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