<$BlogRSDUrl$>

mercoledì, gennaio 30, 2013

DELIRIO DA GIOCO 


Il nome scientifico è “ludopatia”, cioè dipendenza incontrollabile dal gioco d’azzardo e per la prima volta un Giudice del Tribunale di La Spezia ha deciso che un signore quarantenne – che chiameremo convenzionalmente Mario – non è tenuto a restituire i soldi (oltre 40/mila euro) di debito per vaglia cambiari ed assegni firmati ad alcuni Titolari di Agenzie che lo facevano giocare a credito.
Quindi, quei soldi non dovrà restituirli in quanto “malato di gioco” o, per meglio dire, quando giocava e s’indebitava era “incapace d’intendere”; insomma adesso la sentenza conferisce un nome alla “malattia” che ha preso il nostro Mario , il quale per diversi anni ha trascorso le sue giornate a scommettere, a tutto quello su cui si può scommettere; era arrivato a scommettere oltre 500 euro al giorno; quanti anni bruciati sull’altare delle scommesse!!
Questo comportamento gli ha procurato la perdita del posto di lavoro, il suo matrimonio è andato in fumo e la moglie ha anche ottenuto l’affidamento dei due figli; poi la “resurrezione”, grazie ad una struttura terapeutica dove i genitori e i famigliari l’avevano convinto a ricoverarsi.
È uscito con una “nuova pelle” e quindi sembrava che questo fosse il lieto fine, ma non veniva tenuto conto dei debiti che Mario aveva contratto durante gli anni di “malattia”, quei famosi 40/mila euro che gli erano stati anticipati da un’Agenzia presso cui giocava; disperato e senza alcuna speranza di poter raggranellare i soldi per tacitare il creditore, Mario – facendo appello alla “ludopatia” che dal 28 dicembre è stata inserita nell’elenco delle “dipendenze” – si è rivolto al Tribunale per chiedere l’annullamento dei suoi debiti e il Giudice gli ha dato ragione, condannando altresì l’Agenzia al pagamento delle spese processuali.
Questo l’assunto del magistrato: “l’atto è annullabile ove il dichiarante provi di trovarsi, al momento in cui è stato compiuto l’atto, in uno stato di privazione delle facoltà intellettive e volitive, anche parziali, purché tale da impedire la formazione di una volontà cosciente, dovuta a qualsiasi causa, pure transitoria”.
Secondo l’avvocato che ha difeso il nostro Mario, che ha visto premiata la propria tesi, siamo di fronte ad una sentenza innovativa con la quale il giudice ha riconosciuto nel gioco d’azzardo una patologia idonea ad annullare atti di disposizione del patrimonio.
E adesso vediamo un po’ di numeri relativi a questa patologia:  in Italia abbiamo un milione di giocatori e il nostro Paese vanta il non invidiabile primato delle risorse destinate al gioco, 80/miliardi di euro, cioè il 4% del Pil; la spesa pro-capite stimata nel 2011 – ultimi dati conosciuti – è di 2/mila euro e negli ultimi otto anni è aumentata del 450%; e per finire, le statistiche ci dicono che la sopra citata “ludopatia” riguarda ben 700.000 giocatori ed altri 50.000 sono dei potenziali ammalati.
Come diceva  Indro Montanelli dall’alto della sua saggezza, lo Stato italiano finge di farsi qualche scrupolo di fronte agli enormi incassi che gli arrivano, ma poi accetta tutto, pur di far cassa; lo possiamo definire uno stato “biscazziere”? Certo che sì!
Crollano i consumi, calano i risparmi, diminuisce la spesa alimentare, ma cresce vertiginosamente la febbre da gioco: dai 14/miliardi del 2000 siamo passati agli 80 del 2011 e la stima per il 2012 sale addirittura a 130/miliardi.
In testa gli apparecchi – slot machine e videolottery – che raccolgono il 56% della torta, seguiti dal Gratta e Vinci (12,7%), il lotto (8,5%), le scommesse sportive (5%) e il superenalotto; poi, con percentuali basse,arrivano il Bingo e le scommesse ippiche.

This page is powered by Blogger. Isn't yours?