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domenica, novembre 25, 2012

TOSCANA SOTT'ACQUA 



Dopo la tragica alluvione del 1966, la Toscana – questa volta senza Firenze – è stata nuovamente sott’acqua; si pensi che nell’alluvione del passato caddero sull’intero Bacino dell’Arno 210 millimetri di pioggia, mentre adesso i millimetri sono stati 270 ed hanno investito sia la Lunigiana che il Grossetano; potremmo quindi dire che con questa pioggia non c’era niente da fare e che la guerra era persa in partenza; c’è da dire che da quella data di quasi cinquanta anni fa, non si è fatto molto per mettere in sicurezza il territorio e si è continuato a concedere autorizzazioni per fabbricare vicinissimi agli argini dei fiumi, circostanza che determina la maggior parte dei danni.
Il Presidente della Regione ha subito messo le mani avanti affermando “questa volta da soli non ce la facciamo” ed ha chiesto un incontro urgente con Monti per ottenere una legge speciale dedicata alla Toscana.
Con larvate parole di minaccia, il Governatore è arrivato addirittura a ipotizzare una sorta di “rivoluzione” di gente alluvionata e disperata, affermando che la Toscana è sempre stata solidale con gli altri, ma adesso ha bisogno degli altri, per questo chiede l’aiuto dello Stato.
Già, lo Stato, quello stesso Stato che – con i suoi tecnici o con i politici – da sempre spiega che andrebbe fatto questo e andrebbe fatto quello, ma mancano i fondi e quindi bisogna fare di necessità virtù e fare i passi secondo la gamba; avete notato quanti “modi di dire” ho inanellato? Non è farina del mio sacco, ma del Ministro competente.
L’ho già detto in passato ma continuo  a ripeterlo: è una questione di “priorità” da assegnare alle cose e questa assegnazione la deve fare “la politica” quella con la “p” maiuscola quella eletta dal popolo e non da persone che si trovano su quelle  poltrone perché nominati dall’alto, ma che sanno che prima o poi se ne tornano ai loro precedenti incarichi.
Partiamo da un presupposto: il nostro Paese ha l’unico – sia pure invidiabile – patrimonio rappresentato dai “giacimenti delle nostre bellezze naturali”; se si pensa questo, le risorse debbono essere trovate e chi non lo fa compie un autentico crimine politico nei confronti dell’intero Paese..
Se diamo per scontata questa priorità, le risorse si trovano, magari spendendo meno – o meglio ancora “nulla” – per altre voci, ad esempio per dare miliardi alle Regioni e Province a statuto speciale (lo so che sono in Costituzione, ma si può cambiare la legge), la cui specialità è rimasta quella di prendere tanti soldi e, in quasi tutti i casi, spenderli pure male.
Sapete bene che sono un appassionato di cinema, ma mi chiedo che necessità c’era di doppiare la Mostra del Cinema di Venezia con il Festival di Roma, che è costato alla mano pubblica un obolo di 4/miliardi di euro (uno meno di quello che la Regione Toscana ha stanziato per l’emergenza); si dirà che è un fiore all’occhiello, ma se non c’è rimasta la giacca dove lo infiliamo questo fiore?? Tra le altre cose, il Festival è diventato una passerella di regime, dato che all’estero neppure ne parlano.
Intendiamoci, l’esempio del Festival di Roma è solo – appunto – un esempio, in quanto è una goccia nel mare delle dissipazioni che avvengono nel nostro Paese, una goccia che con le altre mille, inutili, disgustose gocce di denaro buttate al vento per le “loro” priorità, fa sì che non ce ne rimanga per quelle “vere”.
Ed è inutile rifugiarsi sullo slogan “il clima non è più quello di una volta”, perché mi viene da rispondere con “l’Italia, purtroppo, sì”.

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