venerdì, ottobre 05, 2012
VIOLENZA "RELIGIOSA"
Eccoci all’ennesimo caso di violenza su una
donna musulmana che si è rifiutata di sottostare ai diktat del padre circa il
suo futuro; tanto per rinfrescare la memoria, vi ricorderò alcuni casi accaduti
di recente in cui la violenza l’ha fatta da padrona.
Si comincia nel 2006 e la protagonista è Hina
Saleem, ventenne pachistana uccisa dal padre perché voleva vivere
all’occidentale e si era fidanzata con un giovane italiano; nel 2009 si è avuto
un altro caso di violenza: una diciottenne di origine marocchina è stata
sgozzata dal padre, il quale intendeva così “punirla” perché si era fidanzata
con un italiano; arriviamo nel 2010 e in quell’anno un pachistano uccide la
moglie a colpi di pietra in quanto difendeva la figlia che rifiutava “nozze
combinate”; e chiudiamo questo riepilogo con un tragico evento accaduto nel
maggio di quest’anno a Fiorenzuola d’Arda, dove una ragazza indiana di 27 anni,
incinta e madre di un altro bambino di 5 anni, viene uccisa dal marito perché
continuava a vestirsi all’occidentale.
E adesso veniamo al fatto accaduto a Brescia
e di cui accenno all’inizio di questo post; protagonista Safiya (nome di
fantasia), una ragazza di 19 anni di origine pachistana, la quale si rifiuta di
accettare un matrimonio combinato dalla famiglia con un uomo che neppure lo
conosce; per avere osato rifiutare quanto deciso per lei dalla famiglia (cioè
dal padre) la ragazza viene sottoposta ad una ritorsione tremenda: vietato
uscire di casa per qualsiasi motivo, continue botte e schiaffoni, violenze
psicologiche di ogni tipo e addirittura minacce di morte.
Infine – stando a quanto rivelato dalla
ragazza – obbligata a subire moleste attenzioni da parte del cugino, un
coetaneo anch’esso di origine pachistana; a nulla valgono tutti gli sforzi di
Safiya per far capire ai genitori che lei ambisce ad un matrimonio d’amore e
non ad uno “combinato” addirittura con un lontano cugino pachistano della sua stessa
età..
La ragazza non poteva neppure frequentare la
scuola ed è così che una compagna di classe è andata a trovarla ed ha raccolto
la confessione di Safiya, precipitandosi immediatamente a riferire la cosa ai
locali Carabinieri, ai quali però i genitori hanno minimizzato la cosa;
mercoledì scorso – giorno in cui Safiya doveva partire per il Pachistan – la
promessa sposa ha tentato un gesto estremo - la fuga - cosa che è riuscita talmente
bene che dopo poche ore i militari sono intervenuti: sono scattate le manette
ai polsi del capofamiglia e a quelli del cugino, entrambi arrestati con l’accusa
di violenza sessuale aggravata e sequestro di persona.
In attesa di ulteriori elementi d’indagine,
il Gip – che pure ha convalidato gli arresti – ha rimesso in libertà i due
violenti (misteri della legislatura e
della magistratura italiana) ed ha sistemato la giovane in una comunità
protetta.
Ma cosa sogna Safiya con i suoi 19 anni?
Semplice, quello che sognerebbe qualsiasi ragazza italiana della sua età;
intanto Safiya non porta il velo (in questo ce l’ha fatta), veste come
un’occidentale e pensa come una ragazza della sua età e si rifiuta di
soggiacere alla tradizione dell’Islam che le impone di sposarsi con l’uomo che
altri scelgono per lei.
Mi chiedo – e lo chiedo anche ai genitori di
Safiya - che senso abbia avuto abbandonare il proprio Paese per venire in
Italia e continuare a comportarsi come se fossero ancora a Islamabad;
integrarsi nelle realtà in cui andiamo ad abitare, pur mantenendo i propri
valori fondamentali, mi sembra indispensabile per dare luogo ad una vera
partecipazione; altrimenti si rimane nel ghetto, come gli schiavi!!