martedì, ottobre 23, 2012
SE PARLASSIMO UN PO' DI POLITICA ESTERA?
La nostra politica è decisamente
“provinciale”, in quanto parla solo di cose e di fatti nostrali, evitando di
mettere il naso fuori dai confini; va bene che siamo su un altro Pianeta, ma
nel dibattito di New York Obama sembra averla spuntata su Romney proprio sulla
politica estera e, in particolare, sulla
strage di Bengasi dove rimase ucciso l’Ambasciatore americano.
Da noi invece, si continua a dibattere sulla
legge elettorale oppure sul Monti bis (si o no?), sulle primarie (chi le vuole
e chi no) e, infine, sulla rottamazione dei cosiddetti anziani; possibile che
nessun opinionista televisivo abbia il coraggio di chiedere ad un politico che
si presenterà alle prossime elezioni cosa ne pensa della situazione del mondo
islamico, o della striscia di Gaza, perennemente insidiata dai conflitti tra
palestinesi e israeliani o di altre situazioni similari?
Certo che mettere l’uno contro l’altro il
giovane Renzi e il maturo Bersani è più facile e trova anche maggiore consenso
nell’utente televisivo “normale” che sente nominare il deputato che conosce e
del quale, molto probabilmente, conosce anche tutte le malefatte o le
benemerenze.
E invece, se vogliamo fare veramente una cosa
utile per la prossima generazione, dobbiamo impegnare i futuri governanti a
spiegarci – per esempio - come intendono procedere con la situazione
mediorientale, dove le “primavere arabe” hanno spazzato via tutta una serie di
regimi “autocratici” che però si mostravano amici dell’occidente ed hanno
portato al potere delle finte democrazie a forte connotazione religiosa; come
pensiamo di arginarle, specialmente perché in Italia abbiamo una nutrita
presenza di emigranti arabi dei quali non conosciamo la collocazione politica?
In Siria il regime del dittatore Assad – uno
dei pochi rimasti in sella – si scontra da mesi con “ribelli” finanziati
massicciamente da altri paesi arabi e sarebbe bene sapere: noi da che parte
stiamo? Con chi combatte il “sanguinario dittatore” ? Ma sappiamo chi sono gli oppositori
e se sono più o meno sanguinari di colui che vogliono deporre?
C’è poi un altro problema: se Israele dovesse
attaccare – come sembra sempre più probabile – le istallazioni nucleari
iraniane, noi con chi stiamo? Con la Repubblica degli
Ayatollah o con Gerusalemme?
E per rimanere in zona, siamo con i
palestinesi che rivendicano i territori o con Netanyau che non fa alcun passo
indietro? È chiaro per tutti che una guerra in quelle zone infiammerebbe non
solo il mondo arabo ma anche buona parte del mondo occidentale e orientale. E
noi?
Ricordiamoci che ogni atto violento che
scoppia a Bengasi o al Cairo, allunga la propria forza d’urto fino a casa
nostra e che cosa trova ad attenderla? Forse un Paese impreparato anche sotto
l’aspetto militare che non sa che pesci prendere, utilizzato com’è dalle varie istituzioni
internazionali che gli dettano le mosse da compiere.
È chiaro che è più facile parlare dello
spread o, peggio ancora, del “nuovo che avanza”, essere con Renzi o con
Bersani, sottoscrivere gli atteggiamenti istrionici di Grillo o quelli più
compassati di Casini, ma dobbiamo ricordarci che, volenti o no, ci troveremo
quanto prima a trattare i temi della Jjad e dell’islamismo esasperato e di
tutto questo la gente non sa niente, non
ha la minima idea di come la pensino i candidati a guidare questo Paese.
Non mi sembra serio e quindi auspico che gli addetti ai lavori – giornalisti
delle TV e della carta stampata – “costringano” i politici intervistati a
trattare anche questi temi ed a farci conoscere la loro idea in materia.