mercoledì, ottobre 31, 2012
SCOLARI SENZA PRANZO
Un mesetto fa, in una scuola del ricco
norditalia, due bambini che frequentano la scuola elementare sono rimasti senza
pranzo in quanto esclusi dalla mensa scolastica per “morosità”; ovviamente dei
genitori, in quanto gli scolari non
possono certo essere considerati morosi.
Il Sindaco della cittadina che ospita la
scuola, ha avuto una bella pensata; sentite bene che “volpe”!! Creare due
refettori separati, in uno coloro che possono permettersi la mensa e nell’altro
coloro che si portano il panino da casa e lo consumano al posto del pranzo
solito.
Ovviamente si sono scatenate le polemiche al
calor bianco, anche a livello politico, e la cosa si è risolta grazie
all’intervento di due benefattori che si sono surrogati alle famiglie morose ed
hanno pure pagato gli arretrati.
Adesso una cosa ancora più buffa: la società
di ristorazione, addirittura una multinazionale, ha spedito a tutti i genitori
l’estratto conto di “tutte” le famiglie; in pratica una scheda con i debiti
attuali e quelli pregressi delle famiglie che hanno i loro figli in quella
scuola. Così tutti sanno tutto di tutti, sanno chi sono i morosi e da quanto
non pagano e a quanto ammontano le cifre arretrate; insomma tutti “dati
sensibili” (come vengono definiti attualmente) che comportano “uno sputtanamento
inaccettabile, assurdo” come viene definito dal Sindaco che ha aperto una
contestazione all’azienda multinazionale colpevole dell’invio dei dati, la
quale si scusa e sostiene di aver effettuato la spedizione dei dati in questione
“solo per un errore”; al che il Sindaco ha replicato che “si tratta di un fatto
inaudito, non sono ammissibili sbagli così madornali”, ed ha aperto una
contestazione durissima all’azienda anticipando che chiederà una sanzione
pecuniaria salatissima.
E adesso vediamo le reazioni: alcuni genitori
stanno valutando una denuncia al garante della privacy; tra qualche giorno la
società sarà chiamata a spiegare cosa è successo in un faccia a faccia con le
famiglie.
Alcune famiglie morose, a causa della
situazione creatasi e per la vergogna di essere indicati alla pubblica
disapprovazione, hanno deciso di ritirare il figlio dalla mensa; il tutto in
attesa che si calmino le acque e che il Comune incassi l’offerta dei due
benefattori (un bonifico di circa 10/mila euro che servirà per sfamare una
quindicina di alunni fino alla fine dell’anno).
Un paio di commenti; il primo riguarda
l’ammontare del denaro occorrente: come si può vedere, la cifra non è
mostruosamente alta, anzi direi che è modesta se viene paragonata alle spese di
rappresentanza che i funzionari del Comune sono abituati a fare; ed allora mi
chiedo come mai un Ente Pubblico sceglie di sperperare i soldi pubblici anziché
impiegarli per dare da mangiare ai bambini di famiglie che non possono versare
il contributo mensa.
Il secondo si riferisce ai cosiddetti
“vergognosi”, coloro cioè che si vergognano di essere diventati poveri e di non
poter spendere come facevano una volta; questo argomento è già stato trattato
nel mio post n.99 del 24 luglio in cui presentavo un’opera benefica che esiste
nella mia città: “la compagnia dei bonomini”, cioè di coloro che si occupano di
ricercare le situazioni in cui la gente si chiude in casa, vergognandosi della sua
triste condizione; credo proprio che questa istituzione dovrebbe moltiplicarsi
ed espandersi in tutta Italia, per andare a ricercare le situazioni in cui un
senso di vergogna impedisce ai “bisognosi” di arrivare al cuore di tutti e
renderli più buoni.