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giovedì, settembre 13, 2012

L'ODIO INFINITO 


In questi giorni si è commemorato in tutto il Mondo l’undicesimo anniversario dell’attacco terroristico alle Torri Gemelli di New York (11/9/2001); da quella data si è imparato qualcosa, si è fatto tesoro dell’evento e si è pensato come si possa fare affinché non succeda più? Assolutamente no, da entrambe le parti e cioè sia dal mondo islamico che da quello occidentale.
Si comincia con l’Irak, Saddam e l’Afganistan e, nei giorni più recenti,  si sono susseguite azioni da una parte e dall’altra che ci mostrano che i suddetti “due mondi” sono ancora in guerra, che stanno ancora propugnando un odio che sgomenta; il 6 giugno scorso,  un drone americano – cioè un aereo senza pilota, stereotipo della “vigliaccheria” – centra il rifugio del numero 2 di Al Qaeda, Al Libi, e lo uccide insieme ad altri musulmani.
Intanto, negli USA, un film satirico anti Islam, “Innocence of Muslims”, di discutibile qualità cinematografica, realizzato da tale Sam Bacile, un cittadino americano di origini israeliane, prende in giro la religione islamica in modo assai pesante e offensivo e accende la protesta del mondo arabo e le manifestazioni si scatenano in molte piazze.
La più tragica è quella di Bendasi, dove oltre alle proteste con pupazzi dello zio Sam bruciati e tutta la coreografia ben conosciuta, un missile terra-terra è stato lanciato verso l’Ambasciata americana uccidendo l’ambasciatore e tre collaboratori.; Al Qaeda ha subito emesso un comunicato definendo l’attacco come una vendetta per l’uccisione di Al-Libi.
Dopo la morte di Osama Bin Laden, l’organizzazione terroristica si è frantumata in vari gruppuscoli, ognuna con una propria struttura e un proprio capo, ma strettamente legata al nuovo “capo”, il dentista  al-Zawahiri (in luogo ovviamente sconosciuto).
Una grossa pattuglia di combattenti si è spostata in Nigeria ed ha creato “Boko Haram”, struttura terroristica dedita particolarmente alle stragi nelle chiese cristiane.
Ma l’antiterrorismo è preoccupato soprattutto del flusso di giovani europei che vanno in Afghanistan per imparare il terrorismo e ottenere così i galloni di combattenti; non è dato sapere se sono tutti “islamici convinti” oppure se alcuni sono soltanto degli avventurieri, ma in entrambi i casi sono assai pericolosi.
Al ritorno in patria, questi giovani s’impegnano in imprese che spesso hanno successo: l’episodio più clamoroso ha visto nel ruolo di protagonista  Mohammed Merah, 24 anni, nato a Tolosa da genitori algerini.
Nel 2010 è rientrato in Francia dopo un anno di addestramento in Afghanistan e nella fascia di confine con il Pakistan: risultato di questo addestramento è stata l’uccisione di tre soldati francesi di religione musulmana, di un rabbino e di tre allievi di una scuola di Tolosa. Per la verità, Mohammed era già stato “inquadrato” dal ministero dell’interno e incluso in una lista di “osservati speciali”, ma niente era stato posto in atto per controllarlo e quindi ha avuto vita facile nel commettere quegli atti terroristici.
A parte c’è il problema Israele-Iran, con lo stato ebraico che ha già dichiarato di non accettare “consigli” da nessuno su come comportarsi e che ha ventilato più volte l’eventualità di porre in atto un  bombardamento preventivo dei siti nucleari dell’Iran.
La situazione è talmente tesa che Obama non ha ricevuto il Presidente israeliano durante la sessione ONU adducendo che “l’agenda era piena”; intanto, mentre continuano le manifestazioni di protesta nelle capitali arabe, si attende la mossa di ritorsione degli USA per l’uccisione dell’ambasciatore (e siamo sotto elezioni!!).

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