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mercoledì, agosto 01, 2012

PARITA' TRA I SESSI 


Al celebre Hotel Danieli di Venezia è accaduta una cosa che a definire “strana” non si rende pienamente l’idea: un facchino musulmano si è dimesso in quanto non sopportava più di prendere ordini da una donna.
Dopo aver lasciato l’albergo, il musulmano ha cercato un altro lavoro ma non lo ha trovato ed allora si è ripresentato alla Direzione dell’Albergo che, tenendo in buona considerazione il lavoro dell’uomo, ha “inventato” un sistema per salvare capra e cavoli; sentite cosa è stato escogitato.
Poiché non poteva essere smembrato il piano operativo con i turni dei vari dipendenti, è stato stabilito che quando il facchino musulmano si troverà ad essere “comandato” da una donna, in pratica riceverà gli incarichi da un uomo che la direzione ha messo in surplus per queste situazioni.
Ovviamente la vicenda ha scatenato varie considerazioni: il governatore del Veneto ha commentato, causticamente ma non sbagliando del tutto, “che questa impostazione è un’offesa ai nostri disoccupati”.
D’altro canto,lo stesso Imam di Venezia, massima autorità musulmana, ha tenuto a precisare che “la vicenda non ha nulla a che vedere con l’Islam; anche Maometto ha lavorato per anni per conto di una donna, Khadija, che poi sarebbe diventata sua moglie”. Insomma, pare dire il Sant’uomo islamico, la Direzione dell’albergo sembra più realista del re, o meglio “più musulmana di Maometto”!!
Io invece vorrei affrontare l’argomento da un'altra angolatura: la parità tra uomo e donna non è una cosa che nel mondo occidentale è nata insieme alla civiltà, ma è stata conquistata dalle donne con “lunghe e difficili battaglie”; e adesso che è stata conquistata – almeno sulla carta – il suo inserimento nella Costituzione sta ad indicare che  nessuno – né uomo né donna – può calpestare tali diritti che hanno formato oggetto di tante battaglie.
Penso anche che autorizzare chiunque a calpestare tali diritti non sia tolleranza nei confronti di altre religioni ma semplicemente debolezza di pensiero, proprio quello che imputo ai miei connazionali che sono pronti a lottare per la loro squadra di calcio ma non per i principi che li riguardano così da vicino.
L’integrazione infatti non può nutrirsi solo di accoglienza ma anche di rispetto delle regole del Paese nel quale si vive; non è abdicando alle conquiste civili che si crea un mondo più giusto, al contrario si retrocede verso un Medioevo buio dove ognuno parla la propria lingua senza nessuna volontà di farsi capire dagli altri; con dimentichiamo che i ghetti si nutrono principalmente di incomunicabilità, mentre i muri si sfondano solo con la conoscenza e l’accettazione di regole e diritti.
Da notare che molte regole dell’oriente fanno riferimento alla cultura e non alla religione: come ad esempio  l’importanza che nei Paesi islamici viene attribuito a chi si copre – con il velo – almeno i capelli; mi dice un iraniano che  il tutto discende dal fatto che i capelli sono una parte rilevante e importante della bellezza femminile  ed hanno anche caratteristiche di “provocazione”; ed allora non è bene usare la propria bellezza fuori dal talamo nuziale, non è bene usarla per provocare gli “altri” uomini.
Insomma, anche in questo caso, si tratta solo di una questione di cultura e di sensibilità; niente a che vedere con Maometto e le sue regole religiose; come dire che la cultura araba è quella, mentre la nostra è lasciare che le donne mostrino tutto quello che vogliono e che a loro “conviene”; chiaro il concetto??!!

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