venerdì, agosto 17, 2012
LA GRANDE FUGA
Hanno cominciato le imprese: con la
famigerata “delocalizzazione” hanno abbandonato il sacro suolo italico per
andare alla caccia di schiavi-operai da pagare sempre meno; i Paradisi attuali
sembrano essere Serbia, Montenegro, Croazia, Slovenia, Egitto e Tunisia.
In due parole, cosa hanno fatto? Hanno
“smontato” la loro azienda situata in Italia e l’hanno rimontata in uno di
questi “paradisi”; hanno cercato (e trovato) una mano d’opera meno efficiente
di quella italiana ma l’hanno pagata un decimo di quella nostrale e quindi
anche se hanno dovuto impiegare tre dipendenti per ciascun posto di lavoro, il
guadagno è stato assicurato.
Ricordo che negli anni ‘80, quando eravamo
ancora agli esordi di questa pratica, di avere avuto uno scambio di vedute con
un “ricco imprenditore” che fabbricava jeans e su questa attività era impostata
la vita di un intero Paese toscano; quando mi disse che trasportava la produzione in Romania e che
questa operazione avrebbe comportato un grande utile per la sua azienda, gli
risposi, quasi testualmente così: “se comandassi io, i tuoi jeans in Italia non
entrerebbero; li produci in Romania e allora vendili in Romania”; non gradì la
mia presa di posizione e così guastammo l’amicizia; pazienza!!
Ma oltre a queste delocalizzazioni, al
momento avviene anche un fortissimo esodo dei patrimoni dei “super-ricchi”
verso i paradisi fiscali; questo evento mi turba molto meno, dato che da
qualche decennio i signori come sopra etichettati, hanno sempre cercato di nascondere
i propri possessi e le proprie ricchezze; adesso, con la crisi, questo fenomeno
si sposta verso il basso, cioè dai “superi ricchi” interessa anche i “ricchi e
basta” e quindi si assiste alla ripresa dei trucchetti che erano in voga negli
anni ’70, sul tipo dell’utilizzo dello “spallone” verso la Svizzera ed altri
artifici del genere, con l’aggiunta che nel frattempo il mercato vede l’arrivo
di aziende all’uopo specializzate e che fanno tutto via computer.
Un
campanello che risuona ormai da tempo e sempre più forte, parte dalle città
vicine ai confini, come ad esempio Cortina, nota per il lusso dei suoi clienti
e per le vacanze dei VIP; quest’anno gli
albergatori hanno segnalato un forte calo nelle presenze dei “ricchi”,
adducendo come motivazione, i troppi controlli fiscali e, di contro, la
liberalità della vicina Austria, dove se uno paga in contanti anche cifre
importanti, viene soltanto ringraziato, senza tante storie.
Per la
verità, qualche cortinese onesto, cerca – e trova – altri motivi per le mancate
presenze e le imputa ai tanti disservizi che la città adesso presenta: uno di
questi, per esempio, è la piscina che è rotta e quindi non può essere usata; il
sindaco sembra che abbia intenzione di costruirne una nuova invece di
accomodare quella vecchia, ma chissà quando questa nuova infrastruttura sarà
pronta; e intanto???
Torniamo
un momento alle diversità fiscali tra due nazioni – Italia e Austria – entrambe
nell’U.E.; queste situazioni mostrano che se non riusciamo a mettere insieme i
vari Paesi sulla base di uguali sistemi fiscali e uguali modi di controllo,
l’unione resta una parola scritta sulla sabbia che al primo soffio di vento
viene cancellata; ed infatti il vento che sta soffiando – una vera tempesta –
spinge le persone, o meglio quelle che possono, a cercare approdi sempre più
confacenti alla loro situazione patrimoniale e, se trovano chi glielo consente,
fanno bene ad approfittarne, anche se sono dei bastardi. Sapete cosa resta a
Cortina? I prezzi di una volta: un paio di calzini 235 euro, una maglia 2.240
euro e via di questo passo; ma il negozio è sempre vuoto!! Bene!!