giovedì, agosto 23, 2012
IL "BENALTRISMO"
Il titolo di questo post è un neologismo che
parte da un modo di dire che è diventato comune nella nostra politica; quante
volte avete sentito questo modo di ragionare: “ben altre” sono le cose da fare,
oppure di “ben altra” intensità devono essere i tagli ed anche “ben altro
rigore” occorrerebbe all’Italia.
Nella
grande commedia della politica, il ruolo di “benaltrista” è stato interpretato
a meraviglia, fino al novembre dello scorso anno, dal professor Mario Monti che
così pontificava dalle illustri pagine del “Corriere della Sera”.
Adesso
che il “benaltrismo” è diretto a lui, il nostro SuperMario penserà,
probabilmente, che pontificare è facile – lo sappiamo fare tutti, più o meno
bene – il difficile è mettere in pratica queste cose, questi provvedimenti,
insomma - detto con una sola parola - “governare” che poi significa nient’altro
che “scegliere”.
Quindi,
in parole povere, tutto quello che il Governo decide e mette in pratica, non è
mai sufficiente – per qualcuno – oppure è troppo per altri; come si dice dalle
mie parti, “chi la vuole calda e chi la vuole fredda”.
E mentre
il commentatore politico avrà sempre molta gente vicino a lui, il governante è
sempre solo, salvo coloro che gli stanno vicini per mero opportunismo, magari per cercare di
influenzarne alcune scelte, a beneficio di coloro che rappresentano.
Ma se
vogliamo continuare con il “ci vorrebbe bel altro”, dobbiamo rifarci ad un
altro politico di lungo corso, Francesco Cossiga, del quale cade in questi
giorni il secondo anniversario della morte; egli – forte sostenitore della
concezione europeista, era solito affermare che l’euro era nato male e
pertanto, quello che nasce male finisce peggio.
E per
cominciare, il grande Presidente affermava che unire Paesi “riformati”
(religiosamente parlando) come la
Germania e Paesi cattolici, come l’Italia, la Spagna, la Grecia e il Portogallo è
sempre e comunque pericoloso, in quanto esisterà sempre un muro di rigore e
disciplina che dividerà i due blocchi; e quindi, concludeva, il problema
dell’Europa e che “non c’è” - e non c’è perché nessuno si è mai preoccupato di
fornirla - un’”anima” e, quindi, di coinvolgere nel progetto i suoi abitanti.
Siamo
ricorsi ai professori – capitanati dal Super Mario – per vedere se riuscivano a
mettere un po’ d’ordine ma qualunque assestamento dei conti pubblici trova
mille ostacoli, mille “benaltristi” e quindi ha scarsa rilevanza per la
cosiddetta economia reale; si pensi che mentre si cercano fondi per diminuire
il nostro debito pubblico, abbiamo ben 173 tavoli aperti presso il Ministero
dell’Economia, dove si discute e si cerca – con scarsi risultati – di trovare
una qualche soluzione alla crisi delle relative aziende e, in particolare,
della loro forza lavoro.
E a
Taranto si assiste ad un balletto a dir poco sconcertante: un magistrato ha sul
tavolo un rapporto che dice di un aumento del 15% dei tumori in un certo luogo
della città e deduce, naturalmente, che questo problema discenda da una grande
azienda, l’ILVA, una della maggiori acciaierie d’Europa che, sembra, sparge
diossina dalle sue ciminiere; ebbene, una parte della città i sindacati in
testa, si scagliano contro il magistrato, reo di non tenere nel debito conto il
problema occupazionale, problema autentico, intendiamoci.
E così la
gente è messa a un bivio: lavoro a qualunque costo o attenzione alla salute
pubblica; ci lavorano ministri, sindacalisti e imprenditori ma ancora non si è
trovata una soluzione; mi verrebbe di dire “ci vorrebbe bel altro”!!